Giudice unico, va in porto il tassello dei nuovi «Tribunali metropolitani» 

da Il Sole 24 ore del 29.4.99

ROMA — La delega al Governo per l’istituzione dei Tribunali metropolitani è legge. Ieri, col solo voto contrario della Lega, il Senato ha definitivamente approvato il Ddl che, al fine di decongestionare gli uffici giudiziari delle aree metropolitane in vista del giudice unico, stanzia 39 miliardi per ridefinire i confini dei circondari o per creare nuovi Tribunali nelle aree di Roma, Napoli, Torino, Milano, Palermo. Per effetto delle modifiche approvate da Camera e Senato, gli eventuali nuovi tribunali per ora non potranno essere più di due. Finora s’era parlato di Roma e Napoli, ma ieri il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala ha fatto sapere (accettando un ordine del giorno presentato da An per l’istituzione del Tribunale di Legnano) che il Governo non ha ancora preso decisioni su Milano. Peraltro, la sera prima il suo collega Franco Corleone aveva ribadito che il Governo presenterà «in tempi rapidissimi» un Ddl (già preannunciato due mesi fa alla Camera) per affrontare, nelle stesse aree metropolitane, i problemi di quegli uffici che non verranno risolti nell’esercizio di questa delega.
Dalla data della pubblicazione della legge sulla «Gazzetta ufficiale» (tra una quindicina di giorni), il Governo ha sei mesi per esercitare la delega, durante i quali «terrà conto — aveva assicurato martedì sera Corleone — delle perplessità emerse nel dibattito sulla creazione di un nuovo Tribunale nella capitale». Perplessità manifestate anche dal relatore Guido Calvi (Ds), secondo cui «piuttosto che fare due Tribunali sarebbe più opportuno procedere all’allargamento di alcune circoscrizioni di Tribunale, come Velletri e Civitavecchia». 
La legge sui Tribunali metropolitani è uno dei quattro pilastri necessari per la puntuale partenza, il 2 giugno, del giudice unico. E insieme alle nuove norme sul rito monocratico (ieri sera scadeva il termine, prorogato di un giorno, per la presentazione degli emendamenti alla commissione Giustizia del Senato) è quella che più condiziona i tempi e le modalità di entrata in vigore della riforma, destinata comunque a un avvio graduale. Anche se la decisione politica del rinvio parziale verrà formalizzata nei prossimi giorni, sembra ormai certo che esso riguarderà la parte processuale penale, vale a dire l’allargamento della competenza del giudice monocratico, che diventerà operativa soltanto quando il Parlamento avrà approvato il Ddl sul rito monocratico. Operazione praticamente impossibile prima del 2 giugno, visto che il Senato comincerà l’esame degli emendamenti, in commissione Giustizia, soltanto la prossima settimana e che dal 13 maggio le Camere saranno assorbite dall’elezione del Capo dello Stato.
Il ministero della Giustizia dà comunque per scontata l’avvio, fin dal 2 giugno, della parte organizzativa del giudice unico, vale a dire «l’unificazione degli uffici di primo grado e la chiusura delle sezioni distaccate di Pretura», come risulta da una nota inviata il 27 aprile ai capi degli uffici dalla Direzione generale dell’Organizzazione giudiziaria nella quale si ribadisce che l’eventuale rinvio parziale «non avrà comunque incidenza sugli aspetti ordinamentali della riforma». Il che vuol dire anche che non ci sarà nessun rinvio tecnico, di pochi mesi, dell’intera riforma, come invece vorrebbero gli avvocati, una parte della magistratura, e l’opposizione.
Ma che cosa accadrà, il 2 giugno, nelle aree metropolitane? Per esse, o per alcune di esse, si potrebbe profilare una soluzione ponte, o transitoria, fino al momento della piena operatività della nuova normativa, da stabilire in sede politica. La legge approvata ieri, infatti, si limita a prevedere che il Governo eserciti la delega entro sei mesi, ma non stabilisce anche una data di operatività. Naturalmente, quanto più in là venisse fissata questa data, tanto più difficile diventerebbe la strada di una disciplina ponte o transitoria. 
Soddisfatto il ministro Diliberto per questo «importante passo avanti verso il successo della riforma del giudice unico». Ma gli applausi, stavolta, vengono anche dalle file del_l’opposizione. «Non è la panacea per curare tutti i mali della giustizia — ha commentato Antonio Battaglia di An — ma serve ad alleggerire la congestione in cui sono costretti a operare i tribunali».
Donatella Stasio