COME SI TRASFORMA L'AVVOCATO: 

AVVOCATURA E NEW AGE 

di Gaetano Monti

Il ruolo della professione legale nell'evoluzione olistica della giustizia 
 

Sentiamo spesso parlare di New Age, ma non tutti sappiamo esattamente cosa sia. Esiste nel mondo un rete immensa e ben organizzata di centinaia di gruppi, fondazioni, club, organizzazioni e religioni che si propongono di preparare il mondo per l'arrivo dell'era dell'Acquario, la Nuova Era appunto. E' un movimento privo di un leader ufficiale o di un quartier generale, o di elenchi di aderenti, raggruppa però milioni di persone che aspirano ad un mondo nuovo e perfetto, da raggiungere attraverso un cambiamento nel modo convenzionale di pensare. 

All'atteggiarsi attuale del pensiero, analitico, in corrispondenza alla concezione lineare e meccanica del mondo, deve sostituirsi una prospettiva che tenga conto della interconnessione di tutte le cose . Tutto quanto fa parte dell'universo, compresi gli individui, sono interdipendenti e vanno dunque considerati olisticamente, cioè integralmente, globalmente. Il pensiero razionale, che procede in maniera analitica e su cui posano i fondamenti della scienza naturale, va sostituito col pensiero sintetico e la conoscenza intuitiva basata sull'esperienza irrazionale. In questa prospettiva, e nel principio di riconciliazione degli opposti, scompaiono le differenze fra bene e male, fra scienza ed occultismo. Tutto infatti è uno. 

Di fatto però, nonostante la diffusione del fenomeno, l'abbondanza di libri e riviste di successo, la New Age ci viene mostrata attraverso una serie di segnali che possono apparire ambigui, generatori di confusione. "Il fatto è che questo annunciato paradiso in terra si nutre di argomenti e simboli sincretici, al limite del bricolage dilettantesco. Si va dal buddismo all'antico Egitto, dal misticismo cristiano allo zen, dallo sciamanesimo allo chassidismo ebraico e poi macrobiotica e ufologia, salutismo e cultura pellerossa, futurismo tecnologico ed ecologia. Insomma, tanta confusione così congeniale ad una post modernità che riesce a conciliare una critica apparentemente radicale alla società dei consumi con il business." ( da "Nuova Era? L'origine antica del neospiritualismo" di Eduardo Zarelli) 

Al di là di questi aspetti, forse fraintesi, forse superificiali, la concezione olistica si sta in qualche modo diffondendo all'interno di tutti campi professionali. Il termine olistico deriva dalla parola greca holòs, che significa intero. Attualmente l'impostazione scientifica, le modalità con le quali si interpreta l'esistenza sono, come detto, basate sul modello meccanicistico. Secondo questo modello noi siamo separati gli uni dagli altri, e siamo così portati a creare dei responsabili su cui scaricare responsabilità di problemi e situazioni. E' sempre qualcun altro che deve effettuare le scelte perché le cose funzionino. 

Anche nel campo della salute consideriamo l'individuo non una totalità, ma l'insieme di organi, separiamo la malattia da noi stessi, separiamo le emozioni dalle parti del corpo connesse con esse, cerchiamo di eliminare i sintomi anziché le cause , deleghiamo totalmente ad altri la responsabilità della nostra salute. La medicina olistica , per l'insegnamento della quale esistono ormai corsi di specializzazione in quasi tutte le facoltà di medicina delle università italiane, considera l'organismo nella sua interezza piuttosto che nelle singole parti che lo compongono. In questo modo valorizza l'interazione fra il corpo e lo spirito e sottolinea la responsabilità dell'individuo nel mantenimento del proprio benessere e della propria salute, nella prevenzione e nella guarigione delle malattie. 

Allo stesso modo è sorto negli Stati Uniti un movimento che si propone di rendere possibile affrontare e risolvere quelle peculiari malattie, costituite dai conflitti sociali, professionali e personali, in maniera "olistica" ,cioè considerando i conflitti all'interno del contesto sociale e personale in cui sono sorti, e considerando il lato etico più importante di quello giuridico e tecnico. 

E' un avvocato, William Van Zyverden, ad avere fondato l'International Alliance of Holistic Lawyers, sulla scorta della analisi della inadeguatezza degli attuali sistemi giudiziari a dare risposte soddisfacenti alle domande di giustizia, e del ruolo passivo e non creativo che la figura dell'avvocato attualmente riveste. 

Van Zyverden parte dalla considerazione che la maggior parte degli avvocati è così poco felice da dichiarare di essere pronta a cambiare carriera. In particolare rileva che l'esercizio della professione piace agli avvocati meno di quando hanno iniziato la carriera, che essi coglierebbero una diversa opportunità di occupazione se solo si presentasse, che trovano in aumento l'utilizzo di tattiche di gioco pesante ed un comportamento non corretto. L'esistenza di problemi di insoddisfazione è poi confermata dalla esistenza, presso l'American Bar Association, di una Commissione che si occupa di avvocati preda di esaurimenti psico-fisici, e dalla previsione di molti programmi pubblici di assistenza per gli avvocati. 

Alla insoddisfazione della classe forense si assomma quella della clientela, che tende ad investire l'avvocato della responsabilità delle proprie azioni e della possibilità di risolvere i propri conflitti. 

Gli avvocati sono generalmente impreparati a comprendere la natura reale ed il senso del conflitto allorché bisogna trovare una soluzione, né il loro ruolo di co-guaritori insieme ad altre figure del processo. 

Gran parte degli avvocati è adagiata su stereotipi, assume e rappresenta l'aggressione dei propri clienti e ciò la rende infelice. L'insoddisfazione crea effetti negativi sulle relazioni professionali e la qualità del servizio offerto, uno stress che si ripercuote in manifestazioni fisiche , psicologiche ed emozionali, per non parlare di tensioni familiari e coniugali. Gli avvocati sino a qualche tempo fa hanno reagito cercando di radicarsi meglio nel sistema esistente o abbandonando la professione. Ma in numero sempre crescente tentano oggi di modificare il modo di esercitare la professione, il modo di vivere e decidere le priorità. 

"I metodi giuridici tradizionali focalizzano l'attenzione dell'avvocato sul problema. L'avvocato vince la disputa e tutti vivono felici. Ciò che sta venendo alla luce ora è il costo al quale questa presunta felicità viene raggiunta. Se c'è un giusto vincitore, deve esserci uno sconfitto perdente. Una relazione precedentemente riservata viene smembrata, finché nessuna riconciliazione o comprensione è più possibile. Il ricordo delle vite dei contendenti resta trascurato, insieme a quelle parti che soffrono per l'ansia che viene loro trasmessa: famiglia, amici e soci d'affari; coloro che amiamo e di cui ci occupiamo. E i modelli di comportamento, che hanno portato questi due individui alla relazione e poi al conflitto e disputa, continuano ad esistere, aspettando di trovare l'occasione per ripetersi ancora una volta. Come società stiamo appena iniziando a capire l'impatto che il conflitto ha sull'intera vita di una persona e la complessità degli eventi che hanno portato quella persona ad una controversia, l'impatto che essa ha avuto sulla sua vita e la creazione di un conflitto più profondo. Solo dopo che questi ambiti sono stati esplorati, posiamo dire che Giustizia è stata fatta. Spesso dopo che la progressione degli eventi è stata scoperta, le dispute legali e gli aspetti punitivi svaniscono. La soluzione è dunque una materia che attiene l'aiutare una persona a trattare con i suoi modelli comportamentali passati ed i relativi effetti nel presente".( William Van Zyverden in "Giustizia Olistica: uno slancio per cambiare" ) 

Se è stato scientificamente provato che il processo di guarigione dalle malattie è più rapido e completo allorché se ne sposta la responsabilità sullo stesso paziente, l'avvocato deve spostare sul cliente l'impegno del conflitto e la sua soluzione. Il "risultato" è costituito più dal percorso che dalla decisione giudiziale Dunque innanzitutto il fine non giustifica più i mezzi, e per di più il cliente viene coinvolto in ogni passaggio del processo di soluzione del conflitto, meglio comprendendo la decisione, oggi attribuita alla responsabilità dell'avvocato. 

L'avvocato della Nuova Era dovrebbe essere un professionista della salute, al pari di medici o psichiatri, perché il conflitto irrisolto ha effetti negativi sull'intero benessere mentale, emozionale, fisico dell'individuo e di coloro che lo circondano. Gli avvocati devono acquisire consapevolezza che, al pari degli altri professionisti non possono aiutare proficuamente i loro clienti senza lavorare in collaborazione, in modo da sovrapporre le rispettive scienze , con strumenti che si integrano vicendevolmente. Se è vero che ogni conflitto, che sia collettivo o individuale, interessa tutta la specie umana l'avvocato non deve trattare solo il proprio cliente come un essere umano, ma usare uguale rispetto e dignità per tutti gli esseri umani. 

Come cambia il modello professionale? L'avvocato diventa il sostenitore dell'esistenza di una soluzione che sia per il bene di tutti, che soddisfi l'interesse di tutti, deve affermare che l'unico modo è la cooperazione, unisce le forze anziché opporle. Visualizza piuttosto che accentuare, testimonia anziché simpatizzare, condivide sensazioni anziché opinioni razionali. Fa sua l'osservazione di Einstein secondo cui non si può contemporaneamente prevenire e preparare la guerra. 

Il processo tradizionale comporta la cessione della responsabilità dei nostri conflitti alla guida degli avvocati, che a loro volta trasmettono il controllo su di essi alle corti giudicanti. Il Giudice, solo sulla base delle limitate informazioni di cui è reso partecipe, delle argomentazioni rivali e del potere che gli viene conferito, decide del destino degli individui. Il modello prevalente di soluzione dei conflitti comporta indubbiamente la sottrazione alle parti della capacità di decidere. Nel processo c'è chi agisce e chi resiste, chi accusa e chi si difende. Così facendo separiamo noi stessi dal resto della gente e temiamo le relazioni sociali, questo modello di processo vanifica la capacità di essere aperti o onesti con gli altri. 

La giustizia ricercata dall'attuale esercizio del diritto è del tutto insoddisfacente, tanto che assai spesso entrambe le parti, i vincitori e i perdenti si lamentano per la ingiustizia del risultato. 

Influenzerà realmente la filosofia New Age il modello della professione legale? E' difficile dirlo visto che si tratterebbe di un cambiamento profondo, impegnativo e radicale. E' però importante e significativo che gli avvocati abbiano cominciato a riflettere sulla assenza nell'attuale assetto sociale della idea di comunità e della assunzione delle responsabilità per una gestione della giustizia che sia partecipativa. Ad evidenziare quale ruolo abbiano avuto gli avvocati nel costruire il modello processuale competitivo, che ha inquinato le relazioni sociali e vanificato lo scopo della giustizia. 

Il senso di malessere che la classe forense esprime al proprio interno può essere lo stimolo al cambiamento ed alla promozione di una evoluzione della giustizia attraverso gli strumenti olistici, cioè quelli che evidenzino la situazione nel suo insieme, che propongano tecniche alternative , ma anche il profondo esame del contesto in cui il conflitto è nato, che affianchino all'avvocato altri operatori, così da aiutare la relazione tra le parti in causa. 

Come riporta S.Di Sebastiano nell'articolo "La professione legale si trasforma", questa è la visione all'interno delle future corti di giustizia: tavoli rotondi anziché quadrati, collaborazione anziché competizione. Questo sarà un sistema che ricercherà effettivamente il perché degli eventi occorsi, invece di focalizzarsi minuziosamente e solamente sui fatti che accaddero. La giustizia si focalizzerà sulla pace invece che sulla lotta e includerà il perdono invece della punizione.