Riconoscimento paternità: per i giudici crescono i margini di intervento 

da Il Sole 24 ore del 15.12.99

ROMA Diventerà più pesante l’intervento dei giudici nelle cause sul ricoscimento di paternità. Ad autorizzarlo è la Corte di cassazione (sentenza 13923/99), che ha esaminato il caso di un padre che si era visto attribuire la paternità di un supposto figlio naturale, senza però che i legali del minore si preoccupassero di dimostrare il reale interesse del bambino a questo riconoscimento.

Secondo la Cassazione, trattandosi di un diritto indisponibile non subordinato all’iniziativa delle parti, i giudici che trattano la causa possono compiere per conto loro i necessari accertamenti, anche senza interventi dei legali del minore.

Il ricorso in Cassazione era stato presentato da E.C., che aveva avuto una figlia da A.B., con la quale troncò i rapporti alla nascita della piccola M.. La donna aveva ottenuto dal Tribunale e dalla Corte di appello di Ancona l’accoglimento della domanda di accertamento di paternità nei confronti di E.C. a favore della bambina. Ma il Tribunale omise di dichiarare l’interesse della bimba ad avere un padre, dandolo per scontato.

Il padre ricorse in secondo grado rilevando l’omissione e i legali della minore non presentarono controricorso per sanare la pronuncia che non aveva affermato l’interesse di M. ad avere un padre, ma glielo aveva comunque dato.

In appello la Corte di Ancona provvide d’ufficio a correggere la pronuncia affermando che M. avrebbe avuto probabili vantaggi affettivi ed economici ad avere un padre. E contro questa sanatoria, confermata invece dalla Cassazione, era insorto il padre.