Berlusconi rinuncia all’esposto
contro i giudici. Ma ieri l’ha presentato Cesare Previti
da La Stampa del 15.12.99
Giovanni Bianconi
ROMA
«Ho passato la notte a scrivere l’esposto che ho annunciato al
Csm», aveva rivelato Silvio Berlusconi il 7 dicembre. Ma poi s’è
fermato, e al Consiglio superiore della magistratura non è arrivato
alcun esposto. Non per adesso, non in coincidenza col plenum dell’organo
di autogoverno dei giudici che oggi discuterà degli attacchi portati
proprio dal leader di Forza Italia al giudice Rossato che l’ha rinviato
a giudizio nell’inchiesta chiamata «toghe sporche», sulla presunta
corruzione dei giudici romani.
Si parlerà di «tutela dell’onore professionale e della
dignità personale dei magistrati». Ma senza la denuncia di
Berlusconi sul tavolo e - altro particolare non certo irrilevante - in
assenza del presidente della Repubblica. Una coincidenza, il passo indietro
del capo dell’opposizione e la non partecipazione di Ciampi, che molti
leggono come volontà comune di raffreddare il clima.
C’è chi dice che Berlusconi abbia evitato di consegnare l’esposto
contro il giudice Rossato perché avrebbe capito che i suoi attacchi
contro la magistratura non venivano valutati bene dall’opinione pubblica.
E’ andato dritto per la sua strada invece, anche per il ruolo diverso che
ricopre nello scacchiere della politica, Cesare Previti, il deputato di
Fi un tempo braccio destro del leader per le questioni della giustizia
e suo coimputato nel processo «toghe sporche». E così
ieri ha consegnato a palazzo dei Marescialli un documento di 75 pagine
nel quale ha condensato tutte le presunte «anomalie dell’udienza
preliminare» al termine della quale è stato rinviato a giudizio
insieme a Berlusconi, Squillante e altri imputati.
L’ex ministro della Difesa ha affrettato i tempi proprio per partecipare
indirettamente al plenum di oggi. Nella premessa, infatti, Previti si dice
d’accordo sul fatto che il Csm si schieri a tutela della funzione giurisdizionale
«che deve potersi esprimere liberamente in nome dell’uguaglianza
dei cittadini di fronte alla legge», e per questo ha voluto esporre
quello che lui definisce «un caso senza precedenti di trasfigurazione
delle regole del processo penale».
Seguono settanta e più pagine di attacchi al giudice Alessandro
Rossato, che secondo l’imputato Previti avrebbe violato fin troppe regole.
Dalla negazione - si legge nell’esposto - del rinvio dell’udienza di fronte
agli atti mancanti nel fascicolo del pubblico ministero all’imposibilità
di consultare gli atti originali a fronte di fotocopie illeggibili; dalla
mancata concessione della perizia fonica sulla famosa intercettazione del
bar Mandara del colloquio tra i giudici Squillante e Misiani a quella contabile
sui presunti falsi nei bilanci Fininvest. Tutto questo, secondo Previti,
per arrivare a una decisione prima del 2 gennaio 2001, data in cui - come
prescrive la legge - il giudice avrebbe dovuto rinunciare all’incarico
di condurre a termine un’udienza preliminare durata comunque diciassette
mesi soprattutto per i continui rinvii imposti proprio dalla difesa di
Previti.
Ma più dell’esposto di Previti, nella discussione di oggi potrebbe
pesare quello mancato di Berlusconi, che il consigliere «laico»
eletto su indicazione del Polo Michele Vietti legge come «una rinuncia
a inserire un ulteriore elemento specifico del confitto tra politica e
magistratura proprio mentre il Csm affronta questo delicato tema; un segnale
positivo di non voler gettare altra benzina sul fuoco».
|