Parla l’avvocato Malinconico, gambizzato da un cliente 

da Il Mattino del 17.11.99

ENRICO FERRIGNO 
Voglio andare via da Acerra con la mia famiglia, lontano da questa barbarie». È la prima reazione che ha avuto Carmine Malinconico dalla barella su cui è adagiato nel reparto di pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli. Il penalista è stato ferito alle gambe l'altra sera davanti al suo studio legale da Rocco Barbetta, un'ex guardia giurata che non ha esitato a far fuoco contro l'avvocato della figlia "colpevole" di non aver evitato un primo provvedimento provvisorio di sfratto per morosità. La solidarietà dei colleghi che hanno deciso di scioperare oggi e che dopodomani si riuniranno in assemblea, fa piacere all’avvocato, ma non gli basta. 
Se, alla fine ha deciso che non è giusto fuggire è perché, spiega «sono i barbari a dovere essere espulsi dalla società civile non le persone perbene, l'anomalia non sono io, ma Barbetta». L'avvocato Malinconico è uno stimato professionista ed il suo ferimento ha destato molto scalpore in città. Per 6 anni ha ricoperto la carica di vicepretore ad Acerra ed è stato segretario per 4 anni della locale sezione di Rifondazione Comunista. È responsabile nazionale di "Azad", l'associazione di amicizia con il popolo curdo e ha fatto parte del collegio di difesa del presidente del Pkk curdo, Ocalan, recentemente condannato a morte dalla giustizia turca: per questa ragione otto mesi fa fu espulso dal governo di Ankara come persona indesiderata. 
«In 21 anni di professione esercitata spesso a tutela di disoccupati, senzatetto, brigatisti rossi, nessuno mai ha avuto una reazione del genere», dice non senza indignazione Malinconico. «Non riesco a trovare una ragione alla follia di chi mi ha colpito se non una inspiegabile ed ingiustificata diffidenza nei miei confronti», rivela Malinconico. La voce si fa dura, il viso si contrae prima di ricostruire ancora una volta l'incontro con l'ex guardia giurata. «Barbetta mi ha aspettato davanti alle scale che conducono al mio studio e ha chiesto novità sulla causa della figlia. Gli ho ribadito che la casa doveva essere momentaneamente liberata il prossimo 19 novembre, ma che era un provvedimento provvisorio in attesa della sentenza definitiva che verrà emessa il 29 febbraio dal tribunale di Nola e per la quale avevamo la speranza di un esito positivo». E lui cosa ha fatto, chiediamo? 
«L’ho invitato a venire nello studio per controllare di persona, ma ha rifiutato, affermando che voleva pagarmi per il lavoro svolto: ho insistito, ma lui ha estratto la pistola dalla giacca ed ha fatto fuoco». Malinconico non riesce a farsene una ragione, si dibatte sulla barella su cui ha passato l'intera notte in attesa di essere trasferito nel reparto di medicina generale. La pallottola ha trapassato entrambe le cosce, ma fortunatamente non ha leso ossa e tendini. «Eppure sull'iter processuale, avevo abbondantemente aggiornato la figlia ed il genero di Barbetta - spiega l'avvocato ferito - quello che mi amareggia è che magari in futuro si vanterà anche di ciò che ha fatto, secondo un consolidato costume di queste parti... che tristezza». Malinconico ha intenzione di costituirsi parte civile e devolvere l'eventuale risarcimento a "Nessuno tocchi Caino", l'associazione che da anni combatte contro la pena di morte.