Il premier all’Antimafia difende Giancarlo Caselli 

da Il Sole 24 ore del 17.11.99

ROMA — Due allarmi: il diffondersi nel nostro Paese di organizzazioni criminali transnazionali e l’affermarsi delle nuove droghe. Ma anche la soddisfazione per l’andamento della lotta alla mafia e della politica sull’immigrazione. E la difesa di Giancarlo Caselli e Gianni De Gennaro. È a tutto campo l’intervento di Massimo D’Alema alla commissione parlamentare Antimafia.

Si inizia con la difesa di Giancarlo Caselli e Gianni De Gennaro dalle accuse mosse dal senatore Filippo Mancuso e, per quanto riguarda il solo direttore del Dap, da membri della maggioranza come Francesco Cossiga e Giorgio La Malfa: «Eviterei — osserva D’Alema — di collegare Caselli e De Gennaro, tra i funzionari più capaci che abbiamo, con frasi che gettano ombre inquietanti. La commissione dovrebbe occuparsi di ben altre ombre». E in serata Palazzo Chigi tornerà sulla questione con una nota inviata al presidente della Commissione, Ottaviano Del Turco: «Non c’è stata alcuna violazione di legge nel procedere alla nomina di Giancarlo Caselli alla guida del Dap». Una risposta diretta alle contestazioni di Mancuso.

L’audizioneprosegue con l’allarme sulle «nuove droghe». Il fenomeno della tossicodipendenza «si sta in parte modificando — spiega D’Alema —, spostando il consumo dalle droghe tradizionali, verso nuove droghe sintetiche». Le forze di polizia, rende noto il premier, nel ’99 hanno realizzato 18.584 operazioni contro il traffico, sequestrando 37mila chili di sostanze stupefacenti. Ma è sull’informazione rivolta ai giovani che punta il Governo per debellare questo fenomeno. Oltre a un «patto con le discoteche che renda questi luoghi più sicuri».

Altro fronte aperto, quello dell’immigrazione. Il successo della politica del Governo, osserva il presidente del Consiglio, è nei numeri: «64.171 rimpatri nel ’99 contro i 9mila dell’anno scorso». Ciò nonostante, spiega D’Alema, la battaglia contro il crimine "straniero" è tutt’altro che vinta: nell’anno in corso, spiega, il 26,7% dei cittadini denunciati e arrestati sono extracomunitari, quasi tutti irregolari. E il 25,3% della popolazione carceraria è rappresentato da immigrati.

Ma ciò che più allarma è l’affermarsi «di organizzazioni criminali di tipo mafioso connesse con il fenomeno dell’immigrazione». «Esistono — afferma il premier — vere holding del crimine che si stanno infiltrando nel territorio nazionale con uomini e mezzi». Particolarmente preoccupanti sarebbero le organizzazioni criminali cinesi, le mafie dell’ex Unione sovietica, le cosche albanesi e africane. La contiguità del nostro territorio nazionale con la ex Jugoslavia, poi, ha fatto dell’Italia «una zona di passaggio per traffici di armi ed esplosivi». 

Una complessa attività criminale, dunque, che, secondo D’Alema, non va combattuta solo con la normale attività di polizia: «In questo quadro — spiega D’Alema — acquista valore prioritario la riforma dei servizi di intelligence che dovrebbe facilitare e ottimizzare l’azione preventiva di sicurezza interna».

Quindi, l’intervento in favore della direttiva Napolitano sui corpi speciali. Anche questa volta il premier si appella ai dati: «Con l’applicazione della direttiva sono state disarticolate 206 associazioni mafiose contro le 166 dell’anno precedente e sono stati arrestati 353 pericolosi latitanti contri 300». E sulle polemiche sul trasferimento del maggiore dei carabinieri De Donno, D’Alema glissa: «Non me ne sono occupato, non mi compete». Infine, una bacchettata al Procuratore antimafia Pier Luigi Vigna che era intervenuto nei giorni scorsi sulla riorganizzazione dei corpi speciali: «Sarebbe meglio se la tendenza a parlare di alcuni magistrati si manifestasse in maniera meno pronunciata», commenta D’Alema. 

Fabrizio Forquet