Nasce l’Europa della giustizia

da Il Sole 24 ore del 17.10.99

(DAL NOSTRO INVIATO)
TAMPERE — Il vertice europeo di Tampere ha chiuso ieri pomeriggio i battenti raggiungendo l’obiettivo per il quale era stato convocato: posare la prima pietra di un nuovo cantiere di integrazione europea che nel giro di cinque anni dovrà dar vita a uno spazio comune di sicurezza, libertà e giustizia». Dove il cittadino europeo si senta libero, sicuro e garantito nel suo diritto di accesso a una giustizia sempre più "europeizzata" e mobilitata nella lotta contro criminalità, riciclaggio del denaro sporco e immigrazione clandestina e dove gli immigrati legali vengano integrati nella società, con parità di diritti.

«Oggi abbiamo dimostrato che lo spazio giudiziario europeo è una priorità essenziale dei 15» ha dichiarato ieri, al termine dei lavori, il premier finlandese Paavo Lipponen, presidente di turno dell’Unione. Romano Prodi, presidente della Commissione europea, ha parlato di «una nuova tappa della costruzione europea». Il presidente francese Jacques Chirac ha sottolineato che il nuovo pilastro di integrazione «non sarà il parente povero dell’Unione». Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha invitato a guardare «alle promesse concrete di un vertice che a prima vista può sembrare troppo tecnico». L’inglese Tony Blair ha parlato di «pieno successo del summit che ha accolto quasi tutte le proposte inglesi». Positivi i commenti del presidente del Consiglio Massimo d’Alema. Che ha sottolineato la buona accoglienza riservata al progetto italiano di convocare nella primavere del 2000 una Conferenza sulla sicurezza dell’Adriatico per combattere crimine organizzato, contrabbando e illeciti traffici di persone.

Non è invece passato l’altro progetto caro all’Italia, quello della creazione di un fondo europeo per far fronte ai massicci flussi di rifugiati in fuga da zone di guerra, Kosovo per intendersi. In un primo tempo il vertice aveva pensato di destinargli una dotazione di 500 miliardi di lire per cinque anni. Poi la somma è sparita. Al suo posto una frase che invita la Commissione europea «a esplorare le possibilità di creare qualche forma di riserva finanziaria» dal bilancio comunitario. Motivo, la ferma opposizione anglo­franco­tedesca. Che Schroeder ha spiegato così: «Anche quest’anno la Germania accoglierà il 50% delle richieste d’asilo dell’Unione. Abbiamo detto no al fondo perché prima vanno chiarite tanto le sue fonti di finanziamento quanto i suoi criteri di spesa. È vero che l’Italia ha dato la prima accoglienza all’80% dei rifugiati dal Kosovo, però la maggior parte di essi non è restata in Italia».

Ma veniamo alla tabella di marcia varata dal vertice per creare entro il 2005 lo spazio di giustizia europeo: un’impresa titanica, quanto fu la realizzazione (ancora incompleta) del mercato unico, che richiese sette anni. Del suo stato di avanzamento si traccerà un primo bilancio tra due anni, al vertice europeo del 2001. Nel frattempo ci saranno periodiche verifiche sui progressi compiuti. La Commissione presenterà proposte legislative ad hoc laddove si auspica l’adozione di regole europee. Per il resto sarà il mutuo riconoscimento a favorire la crescente compatibilità tra ordinamenti legislativi e giudiziari. Già, perché la graduale europeizzazione del quarto pilastro dell’Unione, almeno per un certo tempo, continuerà a convivere con il mantenimento di alcune competenze nazionali esclusive.

Prendiamo la politica di asilo e di immigrazione. L’obiettivo finale è un regime comune, e non unico per la fermissima opposizione francese a rinunciare a poteri nazionali esclusivi, con l’idea di approdare alla fine a uno statuto e a una procedura europea, valida in tutti i Paesi. Per far fronte all’immigrazione si agirà su due piani: da un lato riducendone le cause con accordi di partenariato con i Paesi d’origine e intensificando la lotta ai traffici di clandestini e dall’altro garantendo agli immigrati stabili parità di diritti con i cittadini Ue.

Europa della giustizia: per i cittadini significherà un più facile accesso alla medesima accompagnato da mutuo riconoscimento ed esecuzione delle sentenze in materia civile, diritto di famiglia (divorzi e tutela dei minori) e commerciale (crediti per piccole somme). Mutuo riconoscimento anche delle sentenze penali, con semplificazione delle procedure di estradizione per arrivare al mandato di arresto europeo. E ancora: creazione entro il 2001 di una rete di magistrati («Eurojust») per favorire il coordinamento delle inchieste internazionali e di un’accademia europea di polizia;; accresciuta cooperazione tra i servizi di polizia ed estensione delle competenze di Europol alla lotta al riciclaggio del denaro sporco. Un settore quest’ultimo dove si prevede l’abolizione del segreto bancario.

Un programma super­impegnativo, dunque. Il principio di una nuova eurorivoluzione culturale a Tampere è partito nella piena concordia ma in futuro, quando si passerà alle decisioni più concrete, diventerà inevitabilmente molto meno consensuale. «Impossibile oggi litigare su principi così generici» ha ironizzato il premier lussemburghese Jean­Claude Juncker.

Il vertice non ha mancato di esprimere una prima reazione al piano Prodi sull’allargamento, pur sottolineando che le decisioni concrete saranno prese soltanto in dicembre a Helsinki. Come del resto quelle sulle riforme istituzionali in seno all’Unione. Va bene il raddoppio a 12+1 (la Turchia) dei candidati con cui aprire i negoziati ma senza condizioni nemmeno per Bulgaria e Romania. Nessuna data precisa per l’adesione di nessuno, anche se l’Unione dovrà essere pronta dal 2003 ad accogliere i primi ingressi. Sull’inclusione della Turchia tra i candidati, il principio sembrerebbe acquisito anche se non ancora al 100%.

Adriana Cerretelli