Csm e Anm attaccano l’ex capo dello
Stato
da La Stampa del 17.10.99
ROMA
Anche la Procura militare di Roma indaga sul «dossier Mitrokhin»,
alla ricerca dei militari nascosti nelle schede arrivate da Londra, quasi
tutti coperti da nomi in codice. E non appena saranno identificate (se
sono ancora in vita) le presunte spie con le stellette finiranno sul registro
degli indagati. «I reati in teoria ipotizzabili sono numerosi e prevedono
pene pesantissime, fino all’alto tradimento», dice il procuratore
Antonino Intelisano, facendo capire che in questo caso non c’è il
rischio della prescrizione.
Ma il magistrato potrebbe avviare anche un altro filone d’indagine,
quello delle eventuali responsabilità dei vertici o dei funzionari
del Sismi - tutti militari - che negli ultimi quattro anni hanno gestito
il dossier, per valutare si ci sono omissioni d’atti d’ufficio o altri
ritardi che potrebbero profilare qualche ipotesi di reato.
Intelisano ha già preso contatto col procuratore di Roma Vecchione
per coordinare le indagini: «Non vogliamo duplicare l’inchiesta e
fare sovrapposizioni, ma per i reati compiuti dai militari, considerate
le fattispecie ipotizzabili, la competenza dovrebbe essere certamente nostra».
Il primo obiettivo del procuratore che sostenne l’accusa nel processo a
Erich Priebke è quello di individuare i militari citati nei rapporti
«rubati» al Kgb, che sono una decina e nascosti (tranne uno)
dai nomi di copertura.
C’è ad esempio «Denis», ex-ufficiale cifratore della
Residentura dello spionaggio italiano in Libano, «reclutato dal Kgb
nel 1961»; oppure «Petrov», ufficiale della Marina e
«collaboratore spontaneo» dei sovietici; «Polatov»,
ufficiale del Sios Marina e addetto navale dell’ambasciata italiana a Mosca,
«reclutato dal Kgb nel 1978»; e ancora «Terni»,
addetto militare in Urss, che al Kgb avrebbe fornito un rapporto tramite
un altro sospetto sospetto collaboratore dei russi, «Ikar».
Intanto a Roma il presidente della commissione d’inchiesta sulle stragi
Pellegrino ha chiesto formalmente a palazzo Chigi l’invio delle lettere
di trasmissione del Servizio segreto inglese a quello italiano che hanno
accompagnato, dal ‘95 alla primavera di quest’anno, gli invii dei documenti
del «dossier Mitrokhin».
Ma il «caso Kgb» scuote anche altri palazzi e organismi
che si occupano di giustizia. Nella sua lettera a D’Alema Francesco Cossiga
se l’è presa - per altre questioni - con la Procura di Palermo,
e dal Csm si sono levate molte voci contro l’ex-presidente della Repubblica,
a difesa dei pm antimafia. I consiglieri di «Magistratura democratica»
Nello Rossi e Gianfranco Gilardi chiedono «un intervento urgente»
dell’organo di autogoverno al quale «compete il dovere istituzionale
di tutela dell’onore e dell’indipendenza dei magistrati», visto che
Cossiga «non cessa di formulare inaccettabili attacchi personali
nei confronti di magistrati che per la funzione svolta affrontano quotidianamente
oneri e rischi altissimi». Anche i consiglieri «togati»
di «Magistratura indipendente» chiedono l’apertura di una pratica
«per valutare se la posizione dei magistrati della Procura di Palermo
sia meritevole di tutela da parte del Csm», mentre l’Associazione
nazionale magistrati ha espresso solidarietà all’ufficio guidato
da Piero Grasso, «oggetto di inammissibili accuse». Il presidente
dell’Anm, Martone, richiama al «senso di responsabilità»
chi s’è lasciato andare a «inaccettabili e volgari attacchi
personali». \
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