«L’avvocato riciclava assegni sporchi»

da Il Messaggero del 18.11.99

Sotto processo per gli assegni di Marrino. Posizione scomoda quella dell’avvocato Stefano Giustini, 45 anni, noto civilista anconetano, che ieri mattina è dovuto salire sul banco degli imputati per difendersi dall’accusa di riciclaggio. A farlo finire davanti al Tribunale dorico è stata una "costola" della maxi inchiesta sull’Ivg, l’Istituto vendite giudiziarie decapitato tre anni per presunte infiltrazioni camorriste e un vastissimo giro di tangenti. 
Giustini (è difeso dall’avvocato Mario Scaloni) non è stato mai arrestato, nè toccato dalle accuse più gravi di cui si sta occupando la Procura di Perugia. Ma l’aver cambiato alcuni assegni di Luigi Marrino - l’imprenditore osimano intorno al quale ruota l’intera vicenda giudiziaria - pur collocandolo in una posizione marginale, l’ha fatto finire più rapidamente degli indagati "maggiori" davanti ai giudici del capoluogo dorico. La somma al centro del processo si aggira sui 100 milioni. 
E’ stato il Pm Paolo Gubinelli, nella relazione introduttiva al dibattimento, a scoprire le carte che hanno messo nei guai l’avvocato. Regista di tutto, ancora una volta, Luigi Marrino: una delle persone più in vista di Ancona per i suoi modi affascinanti e la bella vita che conduceva prima di essere ammanettato dai carabinieri del Ros e andare incontro ad un destino ancor più triste. Il brillante manager infatti è oggi su una carrozzina, semi-paralizzato in seguito ad un incidente in moto. 
«Marrino aveva rapporti con l’avvocato Giustini - ha spiegato il magistrato -, e si serviva di alcuni finanziatori per poter ottenere la concessione delle vendite giudiziarie nel distretto della Corte d’appello. Finanziatori contattati, l’uno all’oscuro dell’altro, con la prospettiva di cooptarli come soci nell’Ivg. Il sospetto è che l’avvocato Giustini si sia prestato a cambiare gli assegni per "ripulire" i soldi, contribuendo a confondere le idee agli stessi finanziatori di Marrino. Sospetto rafforzato dal fatto che i contratti di finanziamento non sono stati registrati». 
La vicenda si inquadra nella lotta per ottenere la concessione delle vendite giudiziarie dal ministero di Grazia e Giustizia, all’epoca guidato da Claudio Martelli. Luigi Marrino, ottenuto il parere favorevole del presidente della Corte d’appello di Ancona, si trovò a fronteggiare la concorrenza di un’agguerrita ditta rivale, la Irveg. «L’imprenditore - ha spiegato il Pm Martelli - fu spalleggiato da personaggi importanti come monsignor Iotti, che aveva importanti entrature romane. In quest’opera di lobbing fu aiutato anche da Giustini». Un’attivita che, di per sè, non avrebbe alcuna implicazione penale. «Resta il fatto - ha proseguito la toga dell’accusa - che abbiamo rintracciato alcuni assegni destinati a Marrino, ma entrati nella disponibilità di Giustini o personaggi a lui vicini. Poichè c’è una sentenza della Pretura (non acquisita dal Trinunale n.d.r.) che condanna Marrino per truffa, anche se la vicenda non riguarda direttamente Giustini, a mio giudizio ci sono gli estremi giuridici per ipotizzare il reato di riciclaggio». 
La difesa non ha ancora replicato al Pm Gubinelli. L’avvocato Scaloni ed il suo collega Cofanelli (ieri assenti) lo faranno il primo dicembre, data a cui è stato aggiornato il processo. Sembra che la linea del collegio sia quella di dimostrare come Giustini abbia svolto solo attività di consulenza legale a Marrino, senza prestarsi agli intrighi che hanno mandato a fondo l’imprenditore. 
Il processo si annuncia lungo, e per niente facile visto che molti atti sono parte integrante della maxi istruttoria ancora in corso a Perugia. E trattandosi di carte ancora coperte da segreto, è difficile produrle in aula ad Ancona. Alla luce di tutto questo il Pm Gubinelli si è riservato di produrre dei documenti solo se l’istruttoria dibattimentale li faranno ritenere necessari.