E la Cassa si prepara ad aumenti «d’ufficio» per tutti gli interessati 

da Il Sole 24 ore dell'1.6.99

ROMA — Circa 46 miliardi di lire. È questo, secondo la Cassa forense, il peso che la decisione della Corte di cassazione avrebbe nel caso in cui gli arretrati venissero corrisposti a tutti gli aventi diritto (più o meno 1.500 avvocati). Ma Maurizio De Tilla, presidente dell’ente di categoria, ricorda che le sentenze della Cassazione «non hanno efficacia erga omnes, non sono inamovibili e nemmeno irrevocabili». Dunque attenzione: saranno il Consiglio di amministrazione e il Comitato dei delegati a decidere se estenderne l’applicazione a tutti (effettuando i pagamenti degli arretrati sulle normali rate di pensione) o se, al contrario, aspettare i ricorsi ed eventualmente saldare il debito o resistere in contenzioso.
Per un senso di equità, è tuttavia probabile che, alla fine, i due organismi della Cassa decidano di soddisfare tutti i 1.500 aventi diritto. Questa, almeno, la proposta del presidente. Una proposta giustificata sia dalla consistenza del Fondo rischi e contenzioso, in grado di sostenere tutto il peso della decisione della Cassazione, sia dal buon andamento dell’ente, che ha chiuso il ’98 con un risultato positivo, il migliore finora mai realizzato.
Con oltre 400 miliardi di attivo, infatti, la Cassa forense si appresta ad approvare il bilancio consuntivo ’98. Il rendiconto, già formato dal Consiglio di amministrazione, è stato trasmesso al Collegio dei sindaci e sarà quindi approvato dal Comitato dei delegati entro fine giugno. La performance, superiore a quella del ’97 (372 miliardi), è stata ottenuta grazie soprattutto alla gestione patrimoniale e alle entrate straordinarie da condono. La gestione patrimoniale ha risentito positivamente del buon andamento dei mercati finanziari: basti pensare che il 40% del totale delle entrate ’98 della Cassa è costituito da questa voce. Quanto al condono, invece, l’anno scorso le regolarizzazioni hanno fruttato circa 50 miliardi di lire.
Due risultati in ogni caso irripetibili. Il primo per via dei capital gain e della volatilità dei mercati, il secondo perché straordinario. Ne risentirà il bilancio ’99, il cui preventivo segnala infatti un attivo («prudenziale» — precisa De Tilla) di "soli" 300 miliardi.
E se da una parte aumentano le entrate, dall’altra crescono però anche le uscite. La Cassa forense ha infatti calcolato che dal ’93 a oggi le pensioni al minimo (circa 1,3 milioni mensili) sono passate dal 40% al 10% del totale, mentre i trattamenti più alti, quelli cioè che si aggirano sui quattro milioni mensili, sono cresciuti dal 10 al 40 per cento. Ma neppure questo andamento preoccupa l’ente di categoria. «Semplicemente — spiega il presidente — dovremo mettere da parte maggiori risorse per farvi fronte». Risorse, per la verità, in larga parte già accantonate: la riserva legale della Cassa forense risulta attualmente costituita da 8,5 annualità di pensione, 3,5 in più rispetto alle cinque richieste dalla legge.
Marco Peruzzi