Per magistrati e avvocati servono fondi e un’amnistia. Debutta il giudice unico 

da Il Sole 24 ore dell'1.6.99

ROMA — Soldi e amnistia: stanziamenti per organizzare gli uffici perchè una grande riforma non può essere realizzata a costo zero; cancellazione di parte dei processi pendenti perchè il cammino del giudice unico penale non può cominciare sotto il peso di un arretrato che lo porterebbe al fallimento. Sono le richieste di magistrati e avvocati, alla vigilia della partenza della riforma «epocale» del giudice unico messa in cantiere due anni fa.
La rivoluzione della giustizia, infatti, prende il via domani, anche se a metà: il giudice unico, vale a dire la soppressione delle Preture e la loro unificazione ai Tribunali, comincia la sua strada nella parte ordinamentale, nel settore civile e del lavoro (salvo le impugnazioni) mentre per avere un giudice monocratico penale con competenza ampliata un recente decreto legge ha stabilito che bisognerà aspettare il nuovo millennio (il 2 gennaio del 2000).
In un clima di attesa e di sotterranee polemiche, la grande riforma della giustizia avvia dunque i lavori che, per molti, avranno bisogno di due iniezioni: stanziamenti di bilancio e amnistia per i reati minori. A chiedere un’amnistia sono i presidenti di tre importanti Tribunali, Roma, Milano, Torino; ma una soluzione del genere non dispiacerebbe a sedi altrettanto congestionate. «Sono assolutamente favorevole a un’amnistia limitata ai reati bagatellari, con l’esclusione, quindi, di delitti come la corruzione e la concussione» è la posizione di Guido Roda Bogetti, presidente del Tribunale di Milano. Per il collega di Roma, Luigi Scotti, il perdono di Stato sarà inevitabile: «Con il penale bisogna partire bene, altrimenti si rischia un altro rinvio — avverte —. Perciò credo che ci sarà proprio bisogno di un’amnistia, tanto più se la depenalizzazione dei reati minori sarà troppo blanda, come mi pare che sia». Dello stesso parere Antonio Garavelli, presidente del Tribunale di Torino: «L’amnistia è sempre una cosa abbastanza indecente, ma tra le tante approvate dal dopoguerra a oggi, questa sarebbe senz’altro la più giustificata».
A sottolineare l’importanza degli stanziamenti di bilancio è invece il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Antonio Martone, subito applaudito dagli avvocati penalisti. «La data del 2 giugno — dice Martone — rappresenta solo il primo passo per l’entrata in vigore della riforma che è "in progress". Quasi tutto si giocherà nei prossimi sei mesi». E, a proposito delle misure necessarie alla svolta, aggiunte che «l’Anm ha chiesto che nel prossimo Dpef si tenga conto delle esigenze strutturali del giudice unico. E questo perchè, a differenza di quanto in passato si è propagandato, non si tratta di una riforma a costo zero». La magistratura associata, insomma, "batte cassa" perchè «l’Anm — conclude il presidente — ha sempre combattuto le "leggi senza gambe" come è, allo stato, quella sul giudice unico». Parole che incontrano il favore degli avvocati. «Era evidente fin dall’inizio — dichiara Domenico Battista, dell’Unione delle camere penali — che i problemi della giustizia devono essere affrontati con il giusto apporto economico».
Da domani, intanto, gli uffici giudiziari cambieranno faccia. Al Tribunale di Roma appositi cartelli andranno in soccorso degli utenti alla ricerca di sezioni della Pretura ormai sparite. «Certo, all’inizio ci sarà un po’ di sbandamento ma tra qualche mese — osserva fiducioso Scotti — ci si accorgerà del risparmio di costi, soprattutto in termini di tempo, che la riforma realizza». Fin dal 2 giugno, nella capitale le iscrizioni a ruolo delle cause civili si potranno fare in un ufficio unico e per le iscrizioni dei processi penali è già stata predisposta un’apposita scheda. «Di qui al 2 gennaio del 2000 — assicura Scotti — le cose possono solo migliorare, non peggiorare». Ottimista è anche Garavelli, che registra un clima positivo. «I pretori si sono rassegnati — dice con una battuta — e tra i giudici e gli avvocati c’è molta curiosità. A Torino siamo pronti anche se non partiremo, il 2 giugno, con le nuove tabelle che contiamo di presentare il 1° ottobre».
A Milano, invece, le nuove tabelle sarebbero state in vigore se non si fosse opposto il consiglio giudiziario che con il parere negativo ha convinto i capi degli uffici a soprassedere. La proposta è stata quindi inviata al Csm e nell’attesa "congelata". Essa prevede che i 302 giudici siano suddivisi in 12 sezioni civili e otto penali, una sezione Gip e una per il tribunale della libertà. Più quattro Corti d’assise. Per ora, comunque, si pensa ai preparativi, perchè, sottolinea Roda Bogetti, non tutto sarà a regime da domani.
Accanto agli ottimisti, permangono i contrari. Ieri il sindacato forense, dell’Associazione nazionale forense, ha denunciato la «inconcepibile disparità» che si realizza tra la giurisdizione penale e civile a causa della partenza dimezzata. Ma ormai, come ha commentato Pietro Carotti, relatore alla Camera del Ddl sul rito monocratico, «la data del 2 giugno ’99 è il "Rubicone" del giudice unico: da domani non si potrà più tornare indietro».
Roberta Miraglia
Donatella Stasio