Camere espropriate del potere legislativo 

da Il Sole 24 ore dell'1.5.99

di Enrico De Mita
Il dibattito in Parlamento sulla quantità delle deleghe in materia fiscale merita una qualche riflessione. Non è il problema delle deleghe in quanto tali che preoccupa, ma la concezione che è venuta crescendo da parte del Governo in ordine al potere impositivo generalmente considerato. I principi sono noti e non c’è bisogno di ribadirli.
Con deleghe come quelle che ci hanno invaso negli ultimi anni, il Parlamento non delega formulando principi e criteri direttivi che vincolino il Governo a quella attività di "riempimento" (per usare le parole della Corte costituzionale) della legge delega che la Costituzione consente.
La quantità e la qualità delle deleghe sono preordinate a uno svuotamento del Parlamento e a un conferimento di poteri al Governo, che lungi da un disegno riformatore, gli consentono di avere in mano giorno per giorno la vita dei tributi con tanti saluti al principio di legalità.
È una specie di dittatura strisciante che sta emergendo che, al di fuori delle previsioni costituzionali, tende a mettere nelle mani del ministero delle Finanze la vita quotidiana dei tributi, appiattendo legislazione, attività di governo e amministrazione.
Le deleghe sono formulate in modo tale da consentire al Governo di intervenire in modo tale da vanificare il principio di legalità, sicché il cittadino possa sapere con anticipo come comportarsi e l’amministrazione sia vincolata nei suoi comportamenti.
Ma cerchiamo di mettere ordine alla materia. Entra nelle deleghe tutto e il contrario di tutto. Si va da parti di un vago disegno riformatore a modifiche parziali che sono estranee a qualsiasi disegno. Ci sono improvvisazioni che colpiscono l’osservatore sia quando sono favorevoli al contribuente che quando sono contrarie. L’impressione che si ha è che il Parlamento, impotente a dominare la materia, cerca di barattare l’approvazione del pacchetto governativo con norme che sembrano avere un valore simbolico del suo potere. Si vedano le due disposizioni di grande rilievo che introducono la collaborazione delle Regioni all’accertamento delle imposte sui redditi e a quella che porta i termini per istanza di rimborso da 18 a 48 mesi.
Si tratta di cose grosse che non possono nascere improvvisamente in una legge delega che comprende tante cose diverse fra loro. Non dovrebbero entrare nella delega tutte quelle materie che attengono alla ordinaria gestione dei tributi e che non sono concepite all’interno di un disegno organico. La legge delega non può essere un omnibus. È un continuo intervento in quei settori che dovrebbero avere una disciplina sostanzialmente stabile e che possono essere ritoccati solo con corpi omogenei di norme, estranei all’azione di governo nel campo della politica economica. Perché l’assurdo di queste deleghe è di essere concepite come strumento della politica economica che ritiene di poter ogni anno sconvolgere l’ordinamento.
Ciò che è inaccettabile è che si intervenga continuamente di anno in anno, con ritocchi che vogliono correggere l’andamento delle cose, guidare quasi l’applicazione delle leggi che devono, invece, avere il loro corso, essere affidate all’interpretazione imparziale dell’amministrazione e del giudice e non essere strumento del potere dispotico del ministero delle Finanze, che si serve di deleghe scriteriate, regolamenti, circolari e comunicati stampa, lasciando i cittadini nella più assoluta incapacità di orientarsi per l’assenza di un quadro normativo preesistente. Ma la tattica politica del ministero è quella di trattare, sulla testa del Parlamento, con gli interessi organizzati.
Nella delega è previsto un futuro legislativo che non lascia prevedere tregua. Sono infatti previsti «entro due anni dalla entrata in vigore dei decreti legislativi... disposizioni integrative o correttive» da emanarsi con altri decreti legislativi.
Quasi a mettersi in pace con la propria coscienza il Parlamento ha approvato all’ultimo minuto una delega a emanare testi unici di coordinamento della complessa materia. Se si pensa che stiamo ancora aspettando i testi unici della riforma del 1971, questa delega è solo una beffa.