Anm,
Martone nuovo leader
da La Repubblica dell'1.3.99
di LIANA MILELLA
ROMA - Dopo cinque mesi di assenza, un voto alle spalle che ha premiato
Md e Mi e bocciato Unicost e Mr, l'Associazione nazionale magistrati è
riuscita a rieleggere - dopo una giornata di trattative molto faticose
- il nuovo presidente. È Antonio Martone, 58 anni, di Unità
per la costituzione. Le sue prime parole, subito dopo il voto, sono state
"collegialità", "collaborazione" con il Guardasigilli, "proficuo
rapporto" con gli avvocati. Il suo vice sarà Claudio Castelli, di
Magistratura democratica. Il segretario Mario Cicala, di Magistratura indipendente.
La giunta non sarà unitaria: all'opposizione restano i Movimenti
riuniti che hanno avuto parole molto dure contro l'intesa definita una
sorta di "gioco al piccolo presidente" (il segretario Stefano Racheli).
L'atteggiamento dei magistrati italiani verso la riforma del giudice
unico e la rotazione degli incarichi all'interno della giunta sono stati
i due punti di maggiore attrito e che, fino all' ultimo, hanno rischiato
di far fallire l'intesa. Ha prevalso, invece, la necessità di eleggere
comunque un presidente dopo mesi di assenza dal confronto sulla giustizia.
È stata una giornata difficile per l'Anm, ma che si chiude con
un nuovo vertice. Una dopo l'altra, Unicost ha cercato di far cadere, e
alla fine ha fatto cadere, le pregiudiziali contro un governo unitario
del "parlamentino" dei giudici. A cominciare dai dubbi sul nome del presidente.
Il gruppo ha scelto al suo interno Antonio Martone - oggi sostituto procuratore
generale, in magistratura dal '65, una carriera tutta romana tra pretura
e la sezione lavoro del tribunale, un quinquennio al Csm - privilegiando
il numero di consensi ottenuti alle elezioni, e cioè 1.068 rispetto
ai 711 di Giuseppe Gennaro, che di Unicost è il presidente. Prevenendo
la contestazione sui suoi incarichi extragiudiziari ("Ma non ho mai fatto
né arbitrati, né collaudi", ci tiene a precisare), Martone
ha subito offerto le sue dimissioni dal Cnel, dove da anni si occupa di
problemi del lavoro. A quel punto la sua presidenza è diventata
sicura, incerta invece è rimasta per molte ore la composizione della
giunta. Un quadripartito oppure una giunta bicolore (Unicost-Mi)?
Decisiva è stata la trattativa su giudice unico e rotazione
delle cariche associative. La prima questione: Unicost ha accettato di
ammorbidire il suo atteggiamento sull'entrata in vigore della riforma il
prossimo 2 giugno. Da sempre il gruppo è stato per uno slittamento
sine die in assenza dei provvedimenti collaterali (rito penale, tribunali
metropolitani, depenalizzazione, giudice di pace penale). Ma ieri - e il
segretario di Md, Vittorio Borraccetti, ne era molto soddisfatto - si è
piegata a un compromesso: sì alla riforma, ma massima pressione
sul ministro per gli altri provvedimenti. Resta, comunque, il parere del
neo-presidente, espresso prima di essere votato: "La partenza del giudice
unico dev'essere fissata quando tutto sarà pronto, altrimenti si
rischia un fallimento. Personalmente sono dell'idea che sarebbe meglio
sperimentarlo in un solo distretto, per sei mesi".
Anche sulla rotazione degli incarichi, alla fine, Unicost è
stata costretta a cedere, accettando il principio. Il rischio, altrimenti,
era quello di far passare una giunta tricolore Md, Mi, Mr. Al prossimo
congresso dell' Anm - gennaio del Duemila - ci sarà una "verifica"
sullo stato di attuazione del programma e un "avvicendamento" nei vertici.
Il prossimo presidente sarà di Mi.
Le prime dichiarazioni di Martone lasciano intendere che vuole "rispettare
la collegialità" e soprattutto "collaborare sinceramente" con il
ministro della Giustizia "per individuare le misure necessarie e esercitare
tutta la pressione possibile perché siano adottate". Ma l'impressione,
dopo otto ore di scontri finiti sul filo degli aerei in partenza, è
che l'elezione del nuovo governo sia stato un passo obbligato. Unicost,
come corrente di maggioranza (14 componenti) rispetto a Md (10), Mi (8)
e Mr (4), voleva a tutti i costi la guida dell' Anm. Sarebbe stata disposta
a un bicolore con Mi, che non se l'è sentita. Md è stata
praticamente costretta a dare il suo appoggio, annunciato da Borraccetti
con questa battuta: "Non possiamo chiudere senza eleggere la giunta".
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