Magistrati, il centrosinistra diviso
da Il Corriere della sera dell'1.11.99
ROMA - Sarà una settimana di passione, dentro e fuori l'Associazione
nazionale magistrati. Dopo le dimissioni «forzate» del presidente
Antonio Martone (Unicost), accusato di non aver difeso dagli «attacchi
furibondi» i pubblici ministeri del processo Andreotti, le correnti
del sindacato delle toghe si preparano a lunghi giorni di trattativa per
individuare un nuovo leader che riesca a mantenere lo spirito unitario
dell'associazione. Ma ora le cose si complicano perché sulla crisi
dell'Anm è sceso in campo il leader dell'Udr Francesco Cossiga che,
nel manifestare piena solidarietà a Martone, ha messo in guardia
i Ds e ha attaccato senza usare mezzi termini i «magistrati militanti»
che hanno «una visione giacobina e bolscevica della giustizia».
All'interno dell'Anm, la soluzione più praticabile sarebbe l'azzeramento
di tutte le cariche per imprimere «una svolta», come propone
la componente maggioritaria di Martone, con l'entrata in giunta dei giovani
scelti con criterio anagrafico (Unicost indica tre pm freschi di nomina:
Fabio Roia, Roberto Carrelli Palombi e Alfonso Papa). Magistratura democratica
non è contraria al «colpo d'ala»: Claudio Castelli,
vicepresidente dell'Anm, dice che c'è spazio per una giunta unitaria
«anche se è prematuro parlare di chi sarà il prossimo
presidente».
In vista della resa dei conti al Comitato direttivo centrale dell'Anm
di domenica prossima, bisognerà tenere conto anche della posizione
di Magistratura indipendente cui, in base al criterio della rotazione,
prima o poi spetterebbe la poltrona della presidenza: e già si fa
il nome di Mario Cicala. Ma a Umberto Marconi, leader storico di Unicost,
questa ipotesi non piace: «È un nome che sa un po' di professionismo
dell'associazione». Va avanti Marconi: «Noi dobbiamo affrontare
una volta per tutte il dibattito sul ruolo del pubblico ministero. Vogliamo
difendere i pm e mantenerli all'interno della giurisdizione ma alcuni di
loro che si espongono sul circuito mediatico devono cambiare costume e
mentalità».
Il dibattito è aperto. E ora la sortita di Cossiga, che ieri
ha scritto un lungo telegramma a Martone, imprime una forte accelerazione:
«Signor magistrato, le esprimo la mia solidarietà nel momento
in cui con grande dignità Ella viene travolto dalla prepotenza di
una ben definita setta politica...». L'ex capo dello Stato parla
di «magistrati militanti» che si muovono «all'interno
del corpo nobile e integerrimo della magistratura italiana, che neanche
durante il fascismo fu oggetto di tale protervia». Cossiga, poi,
torna a lodare Martone: «Per non aver voluto prendere la difesa dei
cosiddetti magistrati militanti della Procura di Palermo, che nelle attuali
circostanze avrebbe assunto il significato ingiustificabile di condanna
dei giudici del tribunale di Palermo».
Martone ringrazia («Risponderò al telegramma») ma
per ora non commenta. Però le polemiche sulle sue dimissioni provocano
un effetto dirompente anche nella maggioranza e dintorni: «Cossiga
pone un problema reale» (Giuliano Pisapia, Prc); «Condivido
la solidarietà a Martone» (Piero Carotti, Ppi). Carlo Leoni
(Ds), invece, dice che contro Martone «non c'è stata nessuna
congiura della sinistra: è una vicenda interna all'Anm ed è
bene che non sia strumentalizzata politicamente da nessuno».
D.Mart.,
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