Ischia,
al bivio la rivolta delle toghe
da Il Mattino del 20.2.99
CIRO CENATIEMPO
Bufera-giustizia, è ancora paralisi nell'isola d'Ischia. Non
si ferma la battaglia degli avvocati del Foro ischitano che ieri, al termine
dell'ennesima infuocata assemblea di categoria, hanno deciso di prorogare
il loro sciopero fino al prossimo 26 febbraio. Troppi nodi da sciogliere,
per una categoria che soffre il «buco» di prospettiva (quale
sarà il destino degli uffici di via Michele Mazzella, nell'ambito
della riforma del giudice unico?) e di operatività innescato dalla
carenza del personale della cancelleria, che resta in black-out. Una «guerra»
di posizione che, in ogni caso, ha fatto registrare un passo in avanti
verso l'ammorbidimento delle posizioni: infatti ieri mattina è stato
anche deciso lo «sblocco» dell'occupazione della Pretura, che
era stato considerato come una mossa necessaria, diciassette giorni fa,
per testimoniare l'esasperazione ormai raggiunta per la chiusura della
cancelleria decisa dal pretore, e soprattutto per il disinteresse istituzionale
mostrato a livello non solo nazionale, ma anche locale, sull'intera vicenda.
Uno scenario complesso. Prima, l'assemblea permanente, gli striscioni,
i manifesti, le polemiche e le accuse dei gioni scorsi; poi il rinnovato
attivismo mostrato dai sindaci isolani, che hanno inviato, in due riprese,
un documento al ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, per provare
a chiedere risposte concrete. Risposte immediate, almeno per la definizione
della pianta organica degli uffici di Ischia: questa mobilitazione ha prodotto
un summit con il dirigente della pretura circondariale di Napoli, Giovanni
De Rosa, che si è tradotto in un potenziamento, comunque non definitivo,
del personale sull'isola.
«Adesso - spiega l'avvocato Tony Pantalone, presidente dell'Associazione
forense isolana, che guida questa lunga battaglia contro la giustizia negata
- abbiamo in pratica una buona copertura, con l'assegnazione di due unità
per tre giorni, e di altre due, per due giorni la settimana». Come
dire che, quotidianamente, in cancelleria lavorano almeno due persone.
Questa mini-svolta non è servita però, come si è detto,
alla riapertura della stessa cancelleria, che resta chiusa in seguito ad
un provvedimento del giudice Ambrosio.
Per discutere in dettaglio con il pretore di questa impasse si è
insediata una commissione della quale fanno parte, con Tony Pantalone,
pure gli avvocati Nello Mazzella, Pietro Di Meglio e Antonio Iacono. Convocato
per lunedì un incontro ad hoc. Ma ci sono, nel frattempo, ulteriori
sviluppi.
«Stiamo preparando un esposto - aggiunge il presidente Pantalone
- da inviare al dirigente De Rosa, perchè vogliamo vederci chiaro
sul caso di una addetta di cancelleria che era stata destinata ai nostri
uffici un anno e mezzo fa e che ha lavorato presso il giudice di Sorveglianza
di Napoli. E, successivamente, ci risulta abbia chiesto un congedo per
malattia. Ne abbiamo dedotto che non ha alcuna intenzione di lavorare sull'isola:
ci sono quindi gli estremi per chiedere un'ispezione ministeriale, ed è
quanto ci accingiamo a fare nelle prossime ore».
Quest'ultimo fatto alimenta il problema della giustizia «pendolare»
e negata insieme: giudici e personale sembrano davvero mal digerire l'ipotesi
di trasferirsi sull'isola, come il folle turn-over degli ultimi anni ha
ampiamente dimostrato, creando i presupposti della paralisi totale. Un
caso estremo, insomma: basti pensare che, con oltre 6.100 procedimenti,
tra cause civili e penali, ancora in attesa di discussione, l'isola vanta
il record in Italia nel rapporto tra peso del contenzioso e popolazione
residente. Un caso che continuerà ad avere una ribalta nazionale.
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