“Mai
una vacanza... si sentiva impotente e non è un’eccezione”
da La Repubblica del 20.1.99
TORINO (m.t.) - Procuratore Marcello Maddalena, lei ieri sera è
stato fra i primi a leggere le ultime parole del giudice Gabriella Lo Moro.
Perché si è uccisa?
“Ha voluto che lo sapessimo tutti. È stata molto chiara. Ha
deciso di lasciarci perché si sentiva impotente di fronte a una
mole di lavoro che sovrastava le sue capacità, che pure erano eccezionali.
È una sensazione che pervade molti giudici, quelli che la toga la
indossano come “seconda pelle”, per usare una felice espressione del presidente
Scalfaro. E ce ne sono tanti, di giudici così”.
Si è parlato di stress, di depressione...
“Possibile, anche se all’esterno non dava a vedere nulla del genere.
Era sempre molto aperta, allegra, spiritosa. Ma nel suo intimo era stressata,
sfiancata. Non tanto per il lavoro. Ma per la consapevolezza che,
per quanto potesse fare, sarebbe stata la classica goccia nell’oceano.
Spero che
questo serva da riflessione a qualcuno...”.
A chi sta pensando procuratore Maddalena?
“A chi, generalizzando, dipinge l’intera magistratura come una categoria
di fannulloni malati di protagonismo. A chi addita la magistratura come
la prima causa dello sfascio della giustizia.
Guardi che il caso di Gabriella Lo Moro non è un’eccezione.
Ne conosco moltissimi, di magistrati che lavorano anche a casa, la sera.
E non sanno che cos’è una pausa, una vacanza vera”.
Procuratore, qual è stato il suo primo pensiero, alla lettura
di quelle lettere?
“Tanti e nessuno. Accanto a me c’era Alberto, uno degli amici più
cari che ho. C’era il dramma di una famiglia. Poi, cercando di riflettere
a mente fredda, mi è sorto un sentimento di gratitudine per Gabriella
Lo Moro.
Senza retorica, voglio dire che tutti dobbiamo ringraziarla.
Perché ci ha dimostrato che esistono ancora magistrati che non vogliono
arrendersi allo sfascio della giustizia. E che si sacrificano per la loro
missione fino a consumarsi. E a morirne”.
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