Collaboranti
'consulenti mafiologi'? Il procuratore Vigna: il rischio esiste
da Il Giornale di Sicilia del 20.6.99 MODENA. 'C'è da chiedersi veramente perchè, come dice
il presidente della Commissione Antimafia, sia andato così a rilento
il disegno di legge presentato nel febbraio '97 che doveva razionalizzare
la materia dei collaboratori di giustizia': è l'interrogativo che
pone il procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna commentando la
presa di posizione di Ottaviano Del Turco dopo le accuse rivolte da Salvatore
Cancemi a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri e sottolineando il rischio
che i pentiti possano trasformarsi in alcuni casi in 'consulenti-mafiologi'.
'Quando uno viene a riferire cose importanti dopo tanto tempo, c' è
il rischio che si trasformi in una sorta di consulente, in un mafiologo,
il che non è la sua funzione', ha detto il capo della Dna a margine
di un convegno sulla lotta al riciclaggio. 'Concordo sulla necessità
che questo disegno di legge, con tutte le modifiche che il Parlamento vorrà
apportare, sia preso in esame su alcuni punti fondamentali, prima di tutto
la previsione di un termine entro il quale il collaboratore debba rendere
le dichiarazioni sui "fatti indimenticabili", cioè sui fatti più
grossi, pena la perdita dei benefici e del programma di protezione. Altrimenti,
quando viene a riferire cose importanti dopo tanto tempo, c'è il
rischio di non poterle valutare efficacemente'. 'Pentiti juke-box' li ha
chiamati Tiziana Maiolo, una definizione che Vigna preferisce non usare,
ma secondo il magistrato 'se un collaboratore dice cose importanti che
non ha mai detto prima, esse potranno essere valutabili solo se spiega
riscontratamente perchè non le ha dette prima'. In base al disegno
di legge che giace in Parlamento - ha spiegato il procuratore antimafia
- una volta scaduto il termine previsto, quelle dichiarazioni 'non sono
utilizzabili, salvo che non ci sia la dimostrazione dell'impossibilità
di renderle prima'. Il secondo punto importante per Vigna è che
in questo periodo di tempo il collaboratore di giustizia 'sia fortemente
isolato per evitare il sospetto di dichiarazioni rese su input che vengono
dell'esterno'. E infine una differenziazione delle 'forme di provvidenza'
dello Stato nei confronti dei pentiti: 'Molto forti per i grossissimi collaboratori,
quelli cioè che incidono sulle strutture delle organizzazioni criminali,
sui loro rapporti internazionali, sul riciclaggio. Li abbiamo chiamati
Progetti di vita nuova e vanno parametrati al pericolo che corre uno che
fa queste dichiarazioni. Misure invece provvisorie, ma efficaci, per chi
parli su singoli episodi estemporanei'.
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