Magistratura,
è record negativo Il 52% degli italiani non si fida
da Il Corriere della sera del 20.7.98
C’è chi dice che, negli ultimi tempi, la fiducia popolare nella
magistratura sia andata progressivamente diminuendo. E' vero. E per capirne
i motivi occorre ripercorrere rapidamente la «storia della fiducia
dei cittadini nella magistratura».
Quasi 15 anni fa, nel settembre del 1985, un campione di elettori,
richiesto di assegnare un «voto» alla magistratura (da uno
a dieci come a scuola), diede una valutazione sufficiente per il 47 per
cento. Si trattava di una percentuale di consenso molto alta, tenendo conto
che il complemento a 100 è costituito non solo da voti negativi,
ma anche da chi non sa o non vuole esprimere un’opinione. Ma il livello
era lontano dalla fiducia raggiunta da altre istituzioni tradizionali,
come la Chiesa cattolica e, specialmente, i carabinieri e la polizia.
Esattamente nove anni dopo, la situazione appare drasticamente cambiata
e la percentuale di consensi positivi per i giudici passa addirittura al
67 per cento, superando così nella graduatoria di popolarità
sia la Chiesa che carabinieri e polizia. E due mesi dopo la percentuale
cresce ancora, fino a raggiungere il massimo storico: 69 per cento.
Il motivo di questa straordinaria performance è noto e dipende
sia dall’azione della magistratura in quanto tale che, forse in misura
maggiore, dal contesto sociale in cui i giudici si trovavano ad operare.
Il fatto è che, per vari motivi, a partire grosso modo dalla metà
degli anni Settanta, gli italiani avevano maturato un forte sentimento
di disaffezione nei confronti dei partiti e della classe politica in generale.
E quando, con gli episodi di Tangentopoli, i magistrati parvero esercitare
per primi un vero attacco contro i politici così diffusamente disistimati,
i giudici assunsero agli occhi dell’opinione pubblica un ruolo da molti
e da molto tempo auspicato. Insomma, quanto meno sul piano simbolico, i
giudici finirono col costituire in quel periodo una sorta di figura eroica.
Poi la popolarità della magistratura è andata man mano
diminuendo. La percentuale di voti favorevoli era nel gennaio ‘95 pari
al 63 per cento, per passare nel gennaio 1996 al 48 per cento, nel gennaio
1997 al 43 per cento, fino a giungere nel luglio 1998 al 38 per cento.
Oggi, per la prima volta, la maggioranza assoluta degli italiani (52 per
cento) dichiara di non
avere fiducia nei giudici.
In particolare, coloro che hanno cambiato opinione in negativo sulla
magistratura in questi anni sono più frequenti tra i giovani (specie
gli operai), i residenti, coloro che si interessano meno di politica e,
chiaramente, gli elettori dei partiti di centrodestra.
Ancora una volta, questo trend non dipende interamente dal mero operato
dei giudici, ma anche dal contesto in cui si colloca. Certo, le polemiche
e i conflitti interni ed esterni alla magistratura hanno contribuito a
sottrarle il connotato «eroico» assunto ai tempi di Tangentopoli.
Ma la sfiducia crescente nella magistratura è anche legata al nuovo,
più complessivo processo di disaffezione degli elettori dalla politica
e dalle istituzioni in generale, sviluppatosi con particolare
virulenza proprio nell’ultimo periodo. Un fenomeno, questo, che, al
di là delle opinioni sulla magistratura, è assolutamente
necessario non sottovalutare.
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