Flick:
per la giustizia non siamo all’anno zero
da Il Messaggero del 20.7.98
di ANTONIO DE FLORIO
ROMA - Il ministro di Giustizia Flick dice a Napoli che in tema di
riforme «non siamo all’anno zero», ma il bilancio di due anni
di politica giudiziaria è piuttosto magro. Finora il Guardasigilli
e il governo dell’Ulivo sono riusciti a far andare in porto la riforma
del giudice unico, le sezioni stralcio per smaltire l’enorme arretrato
del civile (vedranno la luce però il prossimo anno) e le videoconferenze
per bloccare il turismo giudiziario dei boss con relative fughe.
E il resto del voluminoso pacchetto Flick? Già in primavera,
dinanzi alle critiche di Magistratura democratica, Cesare Salvi, capogruppo
della Quercia al Senato, non aveva difficoltà a riconoscere che
in questi due anni alcuni problemi si erano «addirittura aggravati».
È vero che il settore della giustizia resta un campo minato, dove
dominano veti incrociati e ripicche, specialmente in Parlamento, sia nei
rapporti con l’opposizione che in quelli all’interno della stessa maggioranza.
Ma è anche vero che restano ancora lettera morta la riforma del
processo penale con un uso più diffuso dei riti alternativi (il
provvedimento è fermo al Senato), la
depenalizzazione dei reati, la separazione delle funzioni tra pm e
giudici e la riforma sulla legislazione sui pentiti, solo per indicare
alcuni temi più significativi del programma dell’Ulivo.
All’assise di Napoli il ministro di Grazia e giustizia Giovanni Maria
Flick dice: «Ci sono stati dei problemi, anche se solo nella fase
transitoria, all’interno della maggioranza per l’approvazione dell’art.
513, come anche ce ne sono adesso per la riforma dell’art. 192 (che dà
valore di prova alle dichiarazioni incrociate di più collaboranti
n.d.r.). È un dibattito quest’ultimo che però rischia di
rallentare in maniera preoccupante l’approvazione, necessaria ed importantissima,
della riforma della legge sui pentiti. E ci sono altri disegni di legge
e progetti non ancora presentati in Parlamento per non ingolfarne il lavoro».
Il guardasigilli mette le mani avanti: «Sono state fatte tante
cose di cui i cittadini ancora non avvertono i risultati, anche perchè
bisogna tener presente che prima di ogni atto normativo di modifica bisogna
pensare alla riforma delle strutture. Ma siamo sulla buona strada. Per
esempio ora potremmo affrontare il tema della riforma del Codice penale.
E si tratterà di vedere quale percorso seguire, se un disegno di
legge delega sotto il controllo del Parlamento, come è stato fatto
con la riforma del codice di procedura.
Non appare più rinviabile poi una riforma del diritto societario
ed economico, che sia al passo con i tempi, ma che soprattutto elimini
quelli che possono essere alibi per chi vuole falsare il mercato della
libera concorrenza, e magari commettere reati anche molto gravi».
L’assemblea dei democratici della sinistra interrompe il discorso del
ministro con un lungo applauso solo quando Flick ricorda nell’anniversario
della strage di via D’Amelio a Palermo, i magistrati e gli uomini delle
forze dell’ordine «per l’esempio che ci hanno dato, e che ci impongono
di guardare al futuro».
Sui rapporti tra magistratura e politici, Flick è cauto: «Condivido
pienamente quanto ha già espresso il vice presidente del Csm Carlo
Federico Grosso. Si tratta di confermare l’indipendenza della magistratura,
ma bisogna che il Parlamento approvi al più presto le
norme sulla valutazione professionale dei magistrati». E l’azione
disciplinare di cui è titolare? Il guardasigilli risponde di averla
intrapresa nei confronti di 143 magistrati, «ma utilizzo questa mia
prerogativa - aggiunge - in silenzio, senza clamori. Perchè non
la ritengo una clava da usare per regolare i contrasti».
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