L’autodifesa
di Flick “Non partiamo da zero”
da La Stampa del 20.7.98
NAPOLI
Il 18 maggio del 1996, quando Prodi ha prestato giuramento, un cittadino,
un lavoratore, ha iniziato un procedimento giudiziario. Ventisei mesi dopo,
l’Italia è entrata in Europa, ma quel cittadino, quel lavoratore,
aspetta ancora la prima udienza”. Il ministro della Giustizia Flick incomincia
in suo intervento alle assise sulla giustizia dei ds con questo esempio
volutamente emblematico. “La durata dei processi in Italia deve essere
il parametro di Maastricht della Giustizia”, rilancia Flick, accusato larvatamente
di inerzia durante il convegno.
“Eppure non partiamo da zero - si difende il ministro. Dobbiamo fare
di più, ma molto è stato, viene fatto, anche se i risultati
non sono ancora visibili ai cittadini perché bisogna anche pensare
alle riforme di struttura”. E Flick cita le norme per arrivare al giudice
unico, gli accordi con la Svizzera sulle rogatorie. “Mi chiedo se su altri
provvedimenti sia giusto restare indietro quando l’accordo c’è all’80%.
Il governo deve mediare, è stato detto, ma è stato anche
fatto”, ribatte polemico il ministro, alludendo alle divergenze nella maggioranza
che il governo ha cercato di comporre sia pure, a volte senza risultato.
I Ds hanno avanzato il grande progetto di una riforma del codice penale,
non una semplice depenalizzazione ma un sistema nuovo di sanzioni e mediazione
dei conflitti che superi la pure e semplici pene carcerarie del vecchio
codice Rocco. Flick si dice d’accordo. “Si tratterà di vedere
che percorso seguire, se disegno di legge delega sotto il controllo del
Parlamento, come per la riforma del codice di procedura penale”, suggerisce,
in alternativa alla commissione bicamerale proposta da Folena. Il ministro
Flick è anche d’accordo sul riordino della legislazione anti-mafia,
una richiesta già avanzata peraltro da tutti gli investigatori impegnati
nella lotta alla criminalità organizzata, a cominciare dal procuratore
di Palermo Caselli. “Il varo del gruppo di lavoro annunciato da Folena
è imminente”, precisa ancora il ministro. Al quale non appare più
rinviabile neppure l’altro obiettivo dei Ds: un aggiornamento del diritto
societario ed economico “che favorisca il fare, ma soprattutto elimini
quelli che possono essere alibi per chi vuole falsare il mercato della
libera concorrenza”, puntualizza Flick, aggiungendo che “abbiamo dei doveri
imposti dalla nostra appartenenza europea, di trasparenza nei patrimoni
e nelle società”. E questi sono gli unici cenni del ministro al
tema caldo della depenalizzazione del reato di finanziamento ai partiti
e del falso in bilancio. Un argomento sul quale la sua posizione sembra
più vicina alle riserve dei giudici e parlamentari più “rigoristi”
per i quali eventuali depenalizzazioni sono ammissibili solo all’interno
di un progetto più generale di riforma. Dopo di lui, D’Alema
farà due proposte non da poco: il “doppio binario” per i processi
contro la mafia, che lasci al pm la discrezionalità di scegliere
per quale binario optare, un’idea cara a Caselli, ma non certo al Ppi.
E, per il finanziamento illecito dei partiti, il segretario ds si spingerà
a proporre il decadimento dalla carica di parlamentare come pena alternativa
al carcere, e un “organo di controllo” che decida in materia, come esiste
in Francia. Flick non può ribattergli. “Ho scelto di operare
senza clamori” insiste ancora. E svela di aver avviato ben 129 azioni contro
143 magistrati ed emanato due circolari, il 9 e il 12 luglio, sul rilevamento
della produttività dei giudici. Un altro tema caldissimo, questo
dell’”intensità” e della “qualità” del lavoro dei magistrati”,
sul quale sono intervenuti in diversi nei giorni scorsi, come Giuseppe
Ayala. Ieri c’è ritornato sopra anche il vicepresidente del Csm
Carlo Grosso. Che da un lato ha difeso i giudici (“è intollerabile
che settori del mondo politico li aggrediscano”), dall’altro li ha richiamati
a un “maggior impegno nel lavoro”: “questo sì è un rimprovero
che i politici possono giustamente fare ai magistrati”. Grosso si è
detto anche perplesso sulla depenalizzazione del finanziamento pubblico
ai partiti e falso in bilancio:
“Capisco gli obiettivi politici, ma mi domando quale sia la strada
tecnicamente migliore”. La stessa obiezione avanzata dal ministro dell’Interno
Giorgoio Napolitano. Che ha difeso l’operato del governo, accusato a volte
dai giudici di “abbassare la guardia” nella lotta contro la mafia (Napolitano
ha chiesto con quei giudici un confronto ravvicinato) e ha insistito sulla
necessità di tenere aperto il dialogo con l’opposizione. “La linea
indicata da Folena è sicuramente difficile, ma bisogna insistere
in un pacato confronto”.
Maria Grazia Bruzzone
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