Tinti: «Il decreto legge sul giudice unico svuota tutta la riforma» 

da Il Sole 24 ore del 20.5.99

ROMA — «Fumo negli occhi». Bruno Tinti, procuratore aggiunto di Torino, spara a zero contro il decreto legge che prevede il parziale rinvio del giudico unico al 2 gennaio 2000 e che sarà approvato domani dal Consiglio dei ministri (anticipato dal «Sole-24 Ore» di ieri). «Ma quale rinvio parziale — tuona —. Prevedendo il congelamento delle nuove tabelle, il Governo di fatto fa slittare per i prossimi sei mesi anche la parte organizzativa della riforma. Il 2 giugno formalmente l’ufficio sarà unico, ma in realtà tutto resterà come prima». Non è vero, ribattono da via Arenula. «Abbiamo semplicemente voluto evitare che il 2 giugno diventasse uno shock — spiega Franco Ippolito, direttore dell’Organizzazione giudiziaria —. Non tutti gli uffici si sono attrezzati, perciò ciascuno potrà regolarsi a seconda del livello di organizzazione raggiunto. Chi ha dimostrato di avere capacità progettuali partirà con le nuove tabelle, chi è in ritardo avrà sei mesi di tempo per recuperare».
Alla vigilia della sua approvazione, il Dl messo a punto dal ministero della Giustizia raccoglie malumori. Alcuni scontati, come quello dell’Organismo unitario dell’avvocatura, che contesta sia il metodo («È un pessimo inizio per la concertazione — dice il presidente Antonio Leonardi —: il ministro si era impegnato a illustrare preventivamente alle categorie interessate i suoi orientamenti») sia il merito («È gravissimo che in un campo come questo si agisca per decreto legge espropriando di fatto il Parlamento»). Altri assai meno scontati, come quello di Tinti, che della riforma è stato uno dei massimi fautori e si è molto impegnato nell’organizzazione del suo ufficio. Perciò, quando ha letto il contenuto del decreto legge, è rimasto profondamente deluso. Soprattutto nell’apprendere che, laddove le nuove tabelle (che destinano i magistrati alle diverse sezioni dell’ufficio unico) non siano state approvate, resteranno in vigore le vecchie, fino al 2 gennaio.
«Il congelamento delle tabelle — spiega Tinti — è un errore perché sul piano operativo tutto resta come prima salvo che, invece di due capi, ce ne sarà uno solo. La caratteristica dell’unificazione, invece, è che i magistrati di un ufficio possano occuparsi anche dei processi dell’altro ufficio, e viceversa. Se le tabelle saranno congelate, questo non sarà possibile: i pretori continueranno a fare i pretori e i giudici di Tribunale continueranno a fare i giudici di Tribunale. E questa lei la chiama unificazione? Come si fa a parlare di entrata in vigore della riforma se il suo fulcro non trova attuazione?». E a chi gli fa notare che il congelamento servirà solo a far recuperare il tempo perduto ad alcuni uffici, risponde: «Non sarei così ottimista. Chi non è riuscito ad attrezzarsi in due anni, non lo farà certo in sei mesi. Il fatto che non si sia attrezzato significa che è contrario alla riforma. E che lavorerà affinché questo non sia l’unico rinvio». Un pessimismo non condiviso, ovviamente, da Ippolito. «Finora bisognava mettere d’accordo due diversi capi — si limita a osservare —. Dal 2 giugno, invece, il capo dell’ufficio sarà unico e potrà dedicarsi più facilmente alla riorganizzazione».
Donatella Stasio