Valanga
di critiche sui provvedimenti
da Il Mattino del 20.3.99
L’esordio non è stato facile, ma il prosieguo minaccia di rivelarsi
ancora più difficile. Al centro di tanto terremoto il pacchetto
sicurezza, varato giovedì da Palazzo Chigi. Un insieme di norme
che - nelle intenzioni dei ministri della Giustizia, Oliviero Diliberto,
e dell’Interno, Rosa Russo Jervolino, che lo hanno difeso a spada tratta
- dovrebbe servire a dare più sicurezza ai cittadini, di fronte
al dilagare dei piccoli reati. Ma se le intenzioni vengono approvate da
tutti, è il metodo a suscitare perplessità, critiche, annunci
di barricate e, infine, accuse. Tanto che, anche nella stessa maggioranza,
si stanno già affilando le armi, in occasione dell’arrivo del provvedimento
alle Camere. I Verdi, addirittura, minacciano la crisi di governo e, dall’opposizione,
Fausto Bertinotti spera in un soprassalto d’orgoglio dei parlamentari.
Anche a Botteghe oscure il clima è cauto e gli interventi a
favore del provvedimento hanno tanto il sapore di una difesa d’ufficio.
Dice il segretario dei Ds, Walter Veltroni: «Vedremo se durante l’iter
parlamentare ci sarà da fare qualche correzione, però mi
pare giusto lo spirito». Se Pietro Folena giudica «serio»
il provvedimento quanto «rabbiose e inconsistenti» le accuse
della destra, Carlo Leoni, responsabile giustizia, se la prende con le
critiche «esagerate» che arrivano anche dalla maggioranza.
Basta spostarsi di poco, a Palazzo Madama, per capire che la strada del
disegno di legge sarà tutta in salita: «Sotto il peso di numerose
e circostanziate critiche avanzate da più parti - sono le parole
di Ersilia Salvato - sembra che il disegno di legge si stia già
sfaldando. E questo è un bene». Divisi i Ds, uniti i Verdi,
pronti a dare battaglia. Luigi Saraceni, responsabile giustizia, parla
di esordio deludente del primo governo di centrosinistra «che insegue
strumenti che sono patrimonio della destra più retriva». «Fortunatamente
- aggiunge - questa norma non verrà mai approvata dal Parlamento.
Noi non la voteremo mai e su questo siamo disposti alla crisi di governo».
Non si salva nemmeno la parte operativa del provvedimento, sul maggiore
potere per la polizia giudiziaria e sull’utilizzo dell’esercito, accanto
alle forze di polizia. Valdo Spini, presidente della commissione Difesa
della Camera, non approva lo scavalcamento del Parlamento (l’invio dei
militari sarà possibile con un semplice atto amministrativo): «La
collaborazione delle Camere per l’impiego delle forze armate non è
mai mancata. Perciò non capisco perché si voglia saltare
l’autorizzazione parlamentare». Soltanto nei popolari l’accordo sembra
totale e il partito difende un testo «niente affatto liberticida».
Nel Polo c’è chi la butta sull’ironico, come Alfredo Mantovano di
Alleanza nazionale («Difficile combattere la criminalità con
un mix tra la truffa e l’abuso della credulità popolare»),
e chi - come Gaetano Pecorella, di Forza Italia - bolla il provvedimento
come «pura propaganda elettorale». Il presidente dei senatori
di Forza Italia, Enrico La Loggia, contesta anche la procedura seguita
dal governo e dalla maggioranza, colpevoli di non aver consultato il Polo
su un tema tanto caro all’opposizione. Chiude la partita il leader Silvio
Berlusconi: «Con me, avrebbero gridato al golpe. Noi, comunque, contrasteremo
questa decisione assurda». Fa storia a parte il Ccd, convinto di
essere di fronte a una inversione di tendenza del governo sulla criminalità.
Anche dai magistrati arrivano giudizi contrastanti. Il presidente dell’Anm,
Antonio Martone, non concorda con il previsto aumento delle pene (fino
a 10 anni per scippo e furto in casa): «Inasprire le sanzioni ha
l’unico effetto di impressionare il cittadino». Per una volta tanto
anche gli avvocati si trovano d’accordo: per il presidente dei penalisti,
Giuseppe Frigo, «il provvedimento del governo è inefficace
rispetto allo scopo».
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