"Inutile e pericoloso", il ddl piace solo al governo

da Il Manifesto del 20.3.99

- V. G. - ROMA 
E' finito sommerso sotto una valanga di critiche il "pacchetto criminalità" varato dal governo. Contro le nuove misure proposte per contrastare la microcriminalità si sono alzate voci indignate da sinistra, da destra e persino dal Pcdi, il partito del ministro di giustizia Diliberto. "Vi sono elementi di preoccupazione in merito all'uso di polizia ed esercito", ha detto il capogruppo alla camera Tulli Grimaldi. Forti perplessità le hanno espresse poi tanto i magistrati, compreso Borrelli e il presidente dell'Anm Martone, quanto gli avvocati. 
Un fuoco incrociato che la vicepresidente del senato Ersilia Salvato ritiene aver già "sfaldato" il disegno di legge. "Sotto il peso di numerose e circostanziate critiche avanzate da più parti, sembra si stia già sfaldando il pacchetto criminalità - ha detto - e questo è un bene". 
La prima parte della constatazione di Ersilia Salvato è indubbiamente vera, ma le conclusioni che ne trae, al di là di quelli che sono i suoi desideri, potrebbero invece essere paradossalmente opposte. Agli occhi dei suoi pochi, ma decisivi sostenitori (Ds e Ppi), il fatto che il "pacchetto" venga attaccato tanto da sinistra quanto da destra viene interpretato infatti come la conferma del suo carattere equilibrato. 
Le critiche al disegno di legge sono effettivamente a 360 gradi. I giudizi della destra oscillano dal "provvedimenti demagogici" di Berlusconi, al "mixer (sic) di aria fritta e stato sovietico" dei deputati di An Lo Presti, Simeone e Fragalà. Più circostanziate le accuse piovute da sinistra e dagli "addetti ai lavori". Bertinotti ritiene "gravissimo e inquietante" l'ipotesi di utilizzare l'esercito in funzione di ordine pubblico al di fuori del controllo del parlamento. Durissimo anche il verde Cento, che attacca invece sul problema delle garanzie (si riduce drasticamente il calcolo delle attenuanti e si accresce l'autonomia della polizia giudiziaria): "Se il parlamento dovesse approvare il pacchetto anticriminalità del governo il nostro paese si configurerebbe come un vero e proprio stato di polizia". 
Di segno diverso le critiche arrivate dai magistrati. Secondo il presidente dell'Anm Antonio Martone, che precisa di parlare a titolo personale, "innalzare le pene mi sembra sia una iniziativa destinata a rimanere fine a se stessa". Sullo stesso tasto batte anche il presidente dell'Unione camere penali Giuseppe Frigo: "Sono perplesso e anche piuttosto inquieto, mi pare che questo provvedimento rappresenti complessivamente un intervento non efficace rispetto allo scopo perché fa leva su uno strumento ormai superato quale è l'aumento della pena prevista in via ipotetica per certi reati". 
Il pm di "mani pulite" Gherardo Colombo punta l'indice su altro aspetto: "Inasprire le pene senza preoccuparsi della loro applicazione, non risolve il problema. E' anche necessario che si conservino le prorporzioni: se lo scippo è punito come la rapina, allora tanto vale, per chi vuole commettere un reato del genere, fare quello più grave".