Diliberto
si brucia col pacchetto
da Il Manifesto del 20.3.99
- GUIDO RUOTOLO - INVIATO A MILANO
G iornata nera per Oliviero Diliberto. Il ministro di giustizia arriva
imbufalito, al convegno dell'Antimafia, per le critiche sul "pacchetto"
sicurezza varato dal governo, irritato per essere "stato scavalcato a sinistra"
persino dal Corriere della Sera. Arriva a palazzo Marino e fa distribuire
ai giornalisti il testo del suo intervento al convegno che affronta il
tema del "sistema normativo mondiale" e del "ravvicinamento degli ordinamenti
nazionali" nella lotta alla mafia "transnazionale". Poi, il guardasigilli
accetta di passare per le forche caudine di una improvvisata conferenza
stampa, e il suo impaccio e il suo imbarazzo si scaricano e si trasformano
in una polemica al vetriolo contro tutti, contro tutti quelli che stanno
a sinistra.
Diliberto se la prende con il senatore Guido Calvi, che aveva osato
criticare il "pacchetto sicurezza": "Il senatore Calvi è di un partito,
i Ds, che ha presentato un pacchetto di legge di gran lunga con una logica
più repressiva... Che aveva proposto la doppia conforme, ossia l'esecuzione
della pena in carcere dopo la sentenza d'appello". Con i Verdi: "Ci hanno
accusato di aver varato leggi liberticida. Non scherziamo, le leggi liberticida
sono ben altra cosa". Con la sinistra "critica": "A quel pezzo di sinistra
critica chiedo: dove era quando la destra promuoveva la marcia sulla tolleranza
zero? Dov'era quando a difendere i valori della sicurezza e delle garanzie
eravamo soltanto io e il ministro Iervolino? Quante voci si sono alzate
a favore dell'abolizione dell'ergastolo?".
Giornata nera, per Diliberto. Al suo confronto, il ministro degli interni
Iervolino ha fatto un figurone. Ha difeso, nel suo intervento al convegno,
il "pacchetto sicurezza", definendolo "un'operazione culturale prima che
giuridica e politica". Ha rivendicato il diritto di critica, confidando
nel parlamento "che sarà in grado di esprimere una sintesi alta",
(prefigurando, così, lo stravolgimento del pacchetto sicurezza),
e scomodando la "Costituzione" e la "Patria" per difendere l'intervento
dell'esercito, l'inasprimento delle pene per gli scippatori e per i furti
nelle case.
Lo stesso ministro Diliberto ha provato a convincere sulla bontà
dei provvedimenti: "Noi governiamo il paese. Il diritto alla sicurezza
non è un tema della destra, è un problema che coinvolge i
cittadini. Noi abbiamo il dovere di dare risposte ai problemi. Dobbiamo
trovare un difficile equilibrio tra sicurezza e garanzie". E a chi obietta
che la decisione di far decidere al governo (e non più al parlamento)
di coinvolgere le forze armate contro la criminalità organizzata,
rappresenta un pericolo, Diliberto replica: "La richiesta del coinvolgimento
dell'esercito non è venuta da pericolosi estremisti di destra, ma
dalle procure antimafia. Nella nostra proposta, è esplicitamente
detto che l'esercito può essere coinvolto solo nell'attività
di contrasto alla criminalità organizzata".
Da palazzo Marino era partita l'offensiva della destra sulla questione
sicurezza. Una sfida che la sinistra che governa ha voluto subire e raccogliere.
E a palazzo Marino, metaforicamente, il governo D'Alema e i suoi ministri
hanno perso questa sfida. Da sinistra e da destra, il "pacchetto sicurezza"
ha sollevato un mare di polemiche, che fanno prevedere che questo pacchetto
sopravviverà solo il tempo di una campagna elettorale. E' lo stesso
Diliberto che, concludendo la sua conferenza stampa, riconosce: "Come arriveranno
i provvedimenti alla fine, dopo i passaggi di camera e senato, nessuno
lo sa. Ognuno avrà la possibilità di dire la sua. Per chi
si occupa di giustizia ogni giorno ha la sua pena da scontare....".
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