Contromossa
del Cnf sulle astensioni e la riforma professionale
da Il Sole 24 ore del 20.3.99
(DAL NOSTRO INVIATO)
BERGAMO — Gli avvocati non ci stanno. Il garante degli scioperi, Gino
Giugni, esclude che possano avere un proprio garante, presso il Consiglio
nazionale forense, perché non sarebbe imparziale. E allora il presidente
del Consiglio nazionale forense, Nicola Buccico, nella riunione di venerdì
prossimo proporrà che il garante sia presieduto, sì, dal
presidente del Cnf, ma sia composto da personalità esterne e indipendenti,
nominate dai presidenti di Camera e Senato, di concerto con il guardasigilli.
Il gioco dell’oca della riforma dell’ordinamento professionale forense
e della disciplina delle astensioni dalle udienze avanza (?) di una casella,
dopo una settimana francamente nera per gli ordini professionali, e per
l’avvocatura in particolare. Ma il presidente del Cnf, che ha aperto ieri
a Bergamo il convegno nazionale dedicato appunto alla riforma professionale,
preferisce vedere il mondo in rosa: il Consiglio dei ministri approva il
ddl sulla regolamentazione degli scioperi, senza distinguere in alcun modo
gli avvocati? Sì, ma il ministro della Giustizia ha detto pubblicamente
che non è d’accordo; D’Alema ha detto che la riforma degli ordini
deve allinearsi alle osservazioni dell’Antitrust? Sì, ma l’avvocatura
è già allineata su gran parte di quelle osservazioni, e su
altre continuerà a difendersi, e ha già pronto un testo "emendato"
rispetto a quello del Governo Prodi; il sottosegretario Bassanini ha confermato,
durante l’incontro a Palazzo Chigi, che il part-time dei dipendenti pubblici-liberi
professionisti (da lui fortemente voluto quando era ministro della Funzione
pubblica) non si tocca? Sì, ma gli avvocati confidano nella Corte
costituzionale, davanti alla quale il Cnf quale organo giurisdizionale
ha sollevato eccezione di legittimità, e soprattutto percepiscono
un ripensamento in tutte le forze politiche, che potrebbero modificare
la Bassanini, o almeno intervenire con una "interpretazione autentica"
per gli avvocati.
Torniamo alla legge anti-scioperi, che ha conteso la scena del convegno
bergamasco al tema ufficiale, quello della riforma professionale. Il Cnf
sostiene che il codice di autoregolamentazione — ora richiesto a tutte
le categorie — l’avvocatura lo ha adottato, in modo unitario da due anni.
E ne è orgogliosa, al punto da ritenerlo tra i migliori a livello
europeo, non solo in ambito forense ma anche rispetto a quelli delle diverse
magistrature.
Per le sanzioni, invece, meglio la proposta Piazza che il ddl Flick,
perché ora si parla solo di sanzioni pecuniarie (da 5 a 50 milioni
di lire); mentre il ddl sanzionava penalmente le violazioni, e questo agli
avvocati non piace. Inutili furono allora (settembre ’96), i tentativi
di chiarire che si trattava del rinvio a un reato esistente (interruzione
di pubblico servizio) per evitare che più gravi reati fossero contestati
dai Pm; né fu possibile concretizzare l’annunciata disponibilità
a modifiche parlamentari, perché l’allora presidente della commissione
Giustizia del Senato, Ortensio Zecchino, si vantò di aver collocato
quel ddl «su un binario morto»: con quali brillanti effetti
per l’avvocatura, due anni e mezzo dopo, ognuno può valutare.
Gli avvocati, tuttavia, ammettono l’assenza, nel codice, dell’organo
che valuti inosservanze, illegittimità, comportamenti, e promuova
l’azione disciplinare davanti agli Ordini: è appunto la commissione
di garanzia, che ora si vorrebbe rilanciare, ministro Piazza e garante
Giugni permettendo.
Angelo Ciancarella
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