La lunga notte della giustizia

da Il Corriere della sera del 20.5.98

di SERGIO ROMANO 
Il quadro, purtroppo, è chiaro. L’unica giustizia che funzioni in Italia è la giustizia «preventiva». E' relativamente facile arrestare un indiziato, soprattutto se le indagini sono pubblicitariamente paganti, e usare la detenzione per convincerlo a
parlare.E' molto più difficile, a giudicare dalle statistiche, costringerlo ad andare in prigione dopo dieci anni di appelli e sentenze. In questo Paese a testa in giù chiamato Italia finiscono in carcere i sospetti, anche quando sono innocenti, ma
rimangono a piede libero i colpevoli, vale a dire quelli che la legge, dopo tre gradi di giudizio, considera definitivamente tali. Il meccanismo poliziesco-
giudiziario della Stato italiano può tenere un uomo sulla graticola per mezza generazione, ma dimenticarsi di lui distrattamente nel momento in cui ha, infine, provato la sua responsabilità. Può incarcerare gli innocenti, ma si lascia sfuggire i colpevoli. 
In un altro Paese (il Belgio, per esempio) la fuga di Pasquale Cuntrera, a pochi giorni da quella di Licio Gelli, avrebbe costretto un paio di ministri a dimettersi. Mi piacerebbe che questo accadesse anche in Italia. Non credo, intendiamoci,
che Napolitano e Flick debbano considerarsi personalmente responsabili di ciò che è accaduto. Ma credo che abbiano un’altra responsabilità, forse più grave. Non hanno mai spiegato al Paese le vere ragioni per cui l’Italia, pur avendo più
poliziotti e magistrati, proporzionalmente, di quanti non ne abbiano molti altri Paesi, ha un sistema che non garantisce giustizia ai suoi cittadini. Basta andare per uffici, superare un valico di frontiera o passare attraverso il metal detector di
un aeroporto per rendersi conto che gli standard tecnici e professionali dell’Italia non sono quelli dell’Europa. Vorremmo conoscerne le ragioni. Vorremmo sapere perché l’amministrazione italiana sia una delle meno informatizzate dell’Europa progredita e civile. Vorremmo sapere quali effetti la sindacalizzazione della polizia e dell’ordine giudiziario abbia avuto sulla loro efficienza. Vorremmo sapere se gli errori - sciatteria, negligenza, distrazioni - abbiano conseguenze disciplinari.
Vorremmo persino sapere, a rischio di parere banali e antiquati, perché le forze di polizia in Italia abbiano il diritto di fumare quando sono in servizio. Ma, anziché rispondere a queste domande, due ministri intelligenti e competenti come
Flick e Napolitano hanno preferito trincerarsi, come i loro predecessori, dietro generici propositi modernizzatori o dichiarare, come è accaduto ieri, che il ministro dell’Interno non ha il diritto di sorvegliare i mafiosi e che i compiti del
guardasigilli si limitano alla ricostruzione dell’itinerario di un atto giudiziario. Confesso: ogniqualvolta sento un ministro elogiare la professionalità dei suoi dipendenti, come accade regolarmente in queste circostanze, sospetto che non abbia nessuna intenzione di cambiare lo stile della sua burocrazia. 
Vi è inoltre, a favore delle dimissioni, una ragione europea. Pochi, credo, si sono resi conto che il Trattato di Schengen funziona al modo dell’Unione monetaria. Come la moneta unica costringe ogni Paese ad adottare i criteri economici e
finanziari dei suoi partner più avanzati, così la frontiera unica lo costringe ad amministrare il proprio territorio con l’efficienza poliziesca e giudiziaria dei membri migliori. Mentre la moneta unica crea uno spazio economico integrato, la
frontiera unica, dal canto suo, preannuncia uno spazio giuridico europeo. Abbiamo l’obbligo di sorvegliare la frontiera nell’interesse di tutti e abbiamo un evidente interesse a evitare che l’Italia diventi il porto franco della criminalità europea.
Se faremo una cattiva politica economica e finanziaria gli investitori stranieri se ne andranno altrove. Se non riusciremo a fare una buona politica della giustizia, i ladri e i truffatori verranno ad abitare da noi. 
Ancora un’osservazione, per concludere. Spero sia chiaro ormai perché gli americani non hanno nessuna intenzione di permettere che Silvia Baraldini venga a scontare la sua pena in Italia.