Il procuratore generale di Milano: si tenta di delegittimare i giudici

da Il Messaggero del 20.11.99

MILANO— «Per me Craxi è soltanto un latitante. Se lui preferisce qualificarsi come un esule non ho niente da obiettare». Francesco Saverio Borrelli, procuratore generale di Milano, parla nella splendida sala degli "Alessi", nel palazzo comunale di Milano, in mezzo a centinaia di magistrati anti-corruzione venuti da tutto il mondo. Tema del raduno organizzato dal Centro nazionale di difesa sociale e dall'International scientific and professional advisory: la lotta alla corruzione, ieri ed oggi, con un primo rlsultato a due livelli. Pino Arlacchi, lo "zar" anti-droga delle Nazioni Unite dice che l'Italia «e'il paese che ha fatto di più contro la corruzione». Mentre Borrelli ma anche Gerardo D'Ambrosio, Gherardo Colombo ed i giudici del "pool" non sono affatto soddisfatti, si lamentano perchè «ci sono tentativi di delegittimazione», oppure «manca il consenso di una volta alla nostra lotta» ed anche perchè «a livello internazionale non arrivano risposte alle nostre richieste di collaborazione» ed ancora «le nuovi leggi rendono più difficile il nostro lavoro».

Soldi e politica, polica e mafia, droga, politica e tangenti aziendali. Hanno cominciato a parlarme giudici rumeni, russi, francesi e tedeschi che hanno in casa loro le storie sporche di Elzin e Strauss Khan. Oggi tocca al giudice Garzon, quello che vuole mettere in galera tutti i dittatori latino-americani, a cominciare da Pinochet, e sarà la star" del convegno. Per le vicende di casa nostra, nei corridoi, ovviamente domina la vicenda dell'ex-presidente del Consiglio che si è rifugiato ad Hammammet, più l'andamento di "Mani Pulite" otto anni dopo l'apertura dell'inchiesta sulle mazzette italiane. D'Ambrosio ed i suoi sostituti,non è una novità, ripetono le loro convinzioni sull'easurimento della tensione politica e morale che nell'opinione pubblica aveva accompagnato le prime indagini e Borrelli va oltre puntando sulla «delegittimazione dei giudici e tutto sta nel vedere se riescono o no»."

Una replica diversa viene dal magistrato Giuseppe Ayala, oggi deputato e sottosegretario alla giustizia nel governo D'Alema. D'Ayala riconosce che tentativi di delegittimazione di chi ha indagato sui corrotti ci sono, ma non è d'accordo sul fatto che «la causa del clima cambiato intorno alle inchieste» sia da ricercare in queste manovre «altrimenti significhertebbe doversi rendere conto che questi tentativi hanno avuto successo e francamente non mi sembra».

re.Mi.