Frigo:
no al ritorno all’inquisizione
da Il Corriere della sera del 20.11.98 MILANO - Un dissenso garbato, ma che resta tale. L’avvocato Giuseppe
Frigo, presidente delle Camere penali, replica al comunicato con cui il
capo dello Stato aveva precisato il senso delle sue esternazioni. E nel
farlo rivendica il «senso civile e politico» della protesta
forense, respingendo le accuse di corporativismo e aprendo la porta a un
confronto dai toni meno ultimativi. «Ho letto con attenzione le parole
di Scalfaro - esordisce Frigo - e ho l’impressione che non ci si riesca
a intendere sul concetto di sciopero. Mi permetto infatti di segnalare
che per un principio logico di non contraddizione, lo sciopero, anche quando
è sinonimo di dissenso, non può mai intrinsecamente costituire
un atto di disprezzo». Frigo va indietro con gli anni e ricorda «le
battaglie degli anni ‘60, quando giovane avvocato mi battevo perché
venisse riconosciuta anche la legittimità dello sciopero politico».
Insomma, prosegue il presidente delle Camere penali, «qui, nessuno
intende disprezzare le istituzioni». Tanto più il capo dello
Stato, cui rivolge un invito. «Al cittadino Scalfaro, prima che allo
Scalfaro presidente e garante della Costituzione, chiedo che entri nel
merito delle nostre osservazioni. Che ci dica se questo Paese merita o
meno un futuro da ritorno all’inquisizione».
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