Bufera
sull’Anm, Almerighi si dimette
da La Repubblica del 20.10.98
di LIANA MILELLA
ROMA - Mario Almerighi, come presidente dell’Anm, è durato meno
di 48 ore. Ieri, un minuto prima delle 16, è stato costretto ad
annunciare la sua offerta di dimissioni. Il giudice Almerighi - eletto
sabato scorso all’unanimità (un solo astenuto) dal comitato direttivo
- è “caduto” su un’ intervista rilasciata al Corriere della Sera
che, per tutta la giornata, si è però affannato a smentire.
In questo modo: “Il contenuto non corrisponde al mio pensiero. È
perfino ovvio che il presidente
dell’Anm non voglia e non possa in alcun modo interferire sulla nomima
del Guardasigilli, che è di responsabilità esclusiva del
presidente del Consiglio incaricato, del presidente della Repubblica, del
Parlamento. Il mio pensiero è stato travisato”. Alla reiterata smentita
ha fatto da contrappeso l’annuncio che il quotidiano era in possesso della
conversazione registrata. Compresi alcuni passaggi al vetriolo sul prossimo
ministro della giustizia (“Se venisse designato qualche infiltrato del
Polo nel Partito popolare...”) e sul rischio di conseguenti dimissioni
in massa dei giudici che oggi lavorano al ministero.
La presa di distanza di Almerighi non è bastata. Perché
le sue dichiarazioni hanno provocato una levata di scudi di tutto il mondo
politico - da destra come da sinistra - che ha gridato all’ invasione di
campo e all’inaccettabile interferenza. I vertici dell’Anm, e cioè
i componenti della giunta esecutiva anch’essi eletti sabato, sono dovuti
correre ai ripari e prendere le distanze da Almerighi. Con un secco comunicato,
diffuso poco dopo le 12, hanno ricordato che “le dichiarazioni attribuite
al presidente non rappresentano, per metodo e contenuto, la linea costante
dell’Anm, che non è mai intervenuta e non intende intervenire nella
valutazione delle persone che rappresentano le istituzioni e tanto meno
nella composizione del governo”.
Ma neppure questo ha raffreddato gli animi dei politici, dei magistrati
e delle loro correnti. A strettissimo giro, Unità per la costituzione
(la corrente di centro), Magistratura indipendente (quella moderata), Magistratura
democratica (di sinistra) e gli stessi Movimenti riuniti (ugualmente di
sinistra), di cui fa parte Almerighi, hanno praticamente sfiduciato il
neopresidente. Dura Unicost (“Almerighi ci ha deluso e allarmato”), polemica
Mi (“Ha manifestato unicamente il suo pensiero e ha tradito lo spirito
dell’unità associativa”), critica Md (“Bisogna aprire un chiarimento
dell’ Anm”), tranchant Mr (“Dichiarazioni prive di senso”). A questo punto,
Almerighi ha offerto le sue dimissioni. Subito dopo l’ ex presidente Elena
Paciotti le ha definite “una scelta apprezzabile, un modo per troncare
ogni speculazione”.
Le considerazioni di Almerighi hanno sortito l’effetto di scatenare
nuovamente una dura querelle - peraltro mai sopita- tra magistratura e
mondo politico. A cominciare dal presidente del Senato, Nicola Mancino:
“Se la magistratura è autonoma e indipendente anche la politica
ha diritto a non farsi condizionare da nessuno, associazione o potere che
sia o voglia essere”. Marco Boato (Verde) parla di “una sorta di pronunciamento
latino-americano”. Giovanni Pellegrino (Ds) di un “tentativo della magistratura
di dare il proprio gradimento alla nomina del Guardasigilli”. Marcello
Pera (Fi) di un “attentato deliberato agli organi costituzionali”. Ortensio
Zecchino (Ppi) dice di “essere rammaricato” e invita tutti “a ritrovare
il senso della misura e della serenità”. Alfredo Mantovano (An)
non solo chiede la testa di Almerighi, ma invita l’ Anm a scegliere un
presidente “più moderato”. Per finire Gaetano Pecorella (avvocato
eletto per Fi) chiede di sottoporre Almerighi all’azione disciplinare.
Che succederà adesso all’ Anm? Domani pomeriggio si riunirà
la giunta. I giochi sono aperti. Dice la Paciotti: “Almerighi ha fatto
delle dichiarazioni pubbliche in linea con l’Anm, un giornale ne ha pubblicate
delle altre che non sono in linea, ma che sono state smentite. Almerighi,
per rasserenare il clima, si è dimesso. Ora bisogna interrogarsi
approfonditamente sul futuro”. Sabato scorso, la nomina di Almerighi aveva
suscitato qualche perplessità tra le correnti perché c’era
chi gli rimproverava un passato troppo movimentista. I Movimenti riuniti
avevano avanzato una candidatura alternativa, quella di Ciro Riviezzo,
giudice del tribunale di Lanciano e già componente della precedente
giunta esecutiva. Commentava ieri Vittorio Borraccetti, segretario di Md:
“Le dimissioni non significano che Almerighi vada comunque sostituito e
che, dopo un chiarimento, non possa essergli riconfermata la fiducia”.
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