Borrelli:
“Serve continuità Flick ha fatto un buon lavoro”
da La Repubblica del 20.10.98
di LUCA FAZZO
MILANO - Allora, dottor Borrelli: chi è il suo ministro della
Giustizia ideale? Pensa anche lei che il miglior erede di Flick sarebbe
Flick?
“Bisogna distinguere - risponde il procuratore della Repubblica di
Milano - se parliamo del passato o del futuro. Se guardiamo all’esperienza
di questi anni, non posso che ribadire che Giovanni Maria Flick è
stato un buon ministro della Giustizia, un Guardasigilli che ha messo finalmente
mano con un piano organico alle riforme di cui la giustizia di questo paese
ha un bisogno drammatico. Io credo nella necessità di continuare
su questa strada”.
Avanti con Flick, allora?
“Se mi si chiede se Flick è adatto a svolgere questo ruolo,
è chiaro che non posso rimangiarmi o modificare un parere espresso,
peraltro, solo pochi giorni fa: sì, lo considero adatto. Ma non
voglio dire che sia meglio di questo o di quell’altro candidato, ci mancherebbe
altro. Io non candido nessuno, non sponsorizzo nessuno. Con il clima di
questi giorni, poi: Mario Almerighi per avere detto certe cose si è
dovuto dimettere, non vorrei fare anch’io la stessa fine...”. Facciamo
un’ipotesi: a lei piacerebbe molto che Flick rimanesse al suo posto, ma
teme che una sua indicazione esplicita potrebbe essere controproducente.
Potrebbe bruciare Flick, insomma.
“Ma il problema comunque non è questo. È che io considero
una follia pensare che un procuratore della Repubblica possa intervenire
in un modo o nell’altro nella formazione di un nuovo governo, facendo sentire
la sua voce, debole o forte che sia, in una discussione ancora in corso
tra le forze politiche che questo governo stanno cercando di creare.
L’unica indicazione che mi sento di dare riguarda i contenuti, l’azione
che auspico da chiunque andrà a ricoprire quella carica: sarebbe
un peccato, una fonte di grave rammarico, se il lavoro avviato da Flick
rischiasse di rimanere incompiuto o di subire delle svolte o addirittura
dei rimaneggiamenti o un ripensamento da parte di altri. Ma mi pare una
banalità degna di Lapalisse. A meno che non si pensi che l’instabilità
politica e il frequente cambio dei ministri, siano un bene...”.
Ma qualcuno - e tra questi c’è il suo vice, Gerardo D’Ambrosio
- dice che i progetti di riforma di Flick sono belli ma faticano ad andare
avanti. Rimangono buone intenzioni, insomma.
“La giustizia non può essere riformata dall’oggi al domani.
Sono necessari tempi non brevissimi: serve un piano di ampio respiro, che
venga attuato pezzo per pezzo e che impieghi anche diversi anni per giungere
a compimento. Proprio per questo è necessaria una continuità
- se non della persona fisica del ministro - delle scelte politiche. Ma
davvero non vorrei che questo mio richiamo all’ovvia esigenza di una continuità
si traducesse nei titoli dei giornali “Borrelli sponsorizza Flick”. Perché,
ripeto, non è proprio questa la mia intenzione. A me sta a cuore
che si affronti con decisione la riforma della giustizia: una riforma che
investa in particolare la giustizia civile, dove i problemi sono ancora
maggiori che nel campo della giustizia penale; e non si limiti ad aumentare
tanto o poco le risorse a disposizione del sistema giustizia, ma affronti
il nodo del “come” queste risorse vengono impiegate”.
Chiunque sia il ministro, dovrà occuparsi dei suoi pm come Greco
e Davigo, che Flick accusa di parlare troppo.
“Sui problemi di carattere generale, la libertà di pensiero
e di parola è un dovere del magistrato verso la collettività”.
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