Unanimi
le reazioni alla Camera e al Senato “Indebita ingerenza”
da L'Unione Sarda del 20.10.98
roma Tra i primi politici a parlare Marco Boato, relatore in Bicamerale
per la giustizia: «Spero sia un lapsus - dice - perché sarebbe
una sorta di pronunciamento latino-americano». Riferendosi all’ipotesi
ventilata da Almerighi di dimissioni di massa dei magistrati che lavorano
a via Arenula sottolinea: «I magistrati facciano i magistrati, i
funzionari del ministero facciano i funzionari
del ministero». Poi, riferendosi alla minaccia di dimissioni
di tutti i magistrati dello staff del Ministero: «Spero sia stato
un palsus di Almerighi, perché sarebbe una sorta di pronunciamento
sudamericano». Non si sottrae alla critica Giovanni Pellegrino,
presidente della commissione stragi: «La magistratura associata,
dopo essersi vittoriosamente impegnata nell’impedire ogni riforma del sistema
costituzionale delle garanzie, prova ora ad inserire un nuovo principio
nella nostra costituzione materiale: il proprio gradimento alla nomina
del ministro di Grazia e Giustizia».
Il «disappunto» per le dichiarazioni risuona anche tra
i magistrati della giunta dell’Anm che ribadiscono il programma dell’Associazione
per dire che «le dichiarazioni attribuite al presidente Almerighi
non rappresentano, per metodo e contenuto, la linea costante dell’Anm,
che non è mai intervenuta e non intende intervenire nella valutazione
delle persone che rappresentano le istituzioni e tanto meno la composizione
del futuro governo».
C’è poi chi, come Michele Saponara, (Fi) ritiene di dover consigliare
il presidente pre-incaricato D’Alema di non «subire ricatti».
Ed è «malcostume da Sud America non attenuata all’imbarazzata
smentita» per il Ccd a nome del quale parlano il portavoce Marco
Follini e il capogruppo dei deputati Carlo Giovanardi. Le polemiche
non accennano a placarsi. É l’ex ministro della Giustizia Alfredo
Biondi rincara la dose e parla di «ingerenze indebite». Così
come Roberto Manzione, vice presidente dei deputati Udr che si richiama
al rispetto delle competenze e dei ruoli.
Da Palazzo Madama, prende posizione la seconda carica dello Stato,
il presidente Nicola Mancino che esordisce seccamente: «Il presidente
dell’Anm comincia male», poi ricorda ad Almerighi che «se la
magistratura è autonoma e indipendente anche la politica ha diritto
a non farsi condizionare da nessuno, associazioni, o potere che sia o voglia
essere. Le istituzioni si normalizzano se ciascuno resta negli spazi che
gli sono propri».
Sanno invece di «arroganza» per il presidente dei senatori
di An Giulio Maceratini le esternazioni «di questo sindacalista travestito
da magistrato».
Anche gli avvocati non tacciono: l’Unione della Camere penali fa anche
dell’ironia e si dice «pronta ad offrire gratuitamente il proprio
ausilio tecnico giuridico al Ministro che sarà nominato».
L’Organismo unitario dell’ avvocatura denuncia «il tentativo di alcuni
settori della magistratura di condizionare pesantemente governi e parlamento».
La giornata si arricchisce di azione: Tiziana Maiolo (Fi) denuncia
Almerighi per «istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato».
Gaetano Pecorella, deputato del Polo chiede «l’apertura con urgenza
di una azione disciplinare».
É il primo pomeriggio. Almerighi, nonostante non si riconosca
«in quelle dichiarazioni, che hanno travisato il mio pensiero»
toglie l’Anm dall’ «imbarazzo» e si dimette. Elena Paciotti
«apprezza». D’Alema tace.
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