Riforme, scuola e giustizia segnano il percorso politico  

da Il Sole 24 ore del 20.10.98 

ROMA — La firma, i capigruppo la metteranno soltanto al momento del voto di fiducia parlamentare, ma l’accordo sulle sei cartelline di programma messe a punto da Massimo D’Alema non è in discussione.  Così, dopo una brevissima riunione a Montecitorio con i rappresentanti dei partiti dell’Ulivo, di Rinnovamento italiano, dei Comunisti italiani e dell’Udr, il presidente incaricato è potuto salire al Quirinale per riferire a Scalfaro che le condizioni per fare il nuovo Governo c’erano.  Oltre ai problemi dell’economia non mancano i riferimenti alle questioni istituzionali e soprattutto alla riforma della legge elettorale. Più volte in questi giorni D’Alema ha detto ai suoi interlocutori che, prima di andare a nuove elezioni, questo problema dovrà essere risolto. Né è un caso che, come riferiamo in questa stessa pagina, di queste cose abbia voluto parlare con il capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi. 
Di certo, il documento programmatico della nuova maggioranza non prevede indicazioni definitive su un problema che comunque dovrà vedere a confronto tutte le forze politiche indipendentemente dallo loro collocazione parlamentare. È tuttavia significativo un passaggio che si può leggere proprio nella prima cartellina. Allorché si sottolinea «l’esigenza di riprendere il cammino delle riforme istituzionali, costituzionali ed elettorali, anche considerate le iniziative politiche e legislative, assunte da molte forze parlamentari o di iniziativa popolare, e le richieste referendarie». 
Orbene, se si pensa di modificare la legge elettorale e si parte dalle «richieste referendarie» e dalle «iniziative popolari», non si può fare a meno di ricordare che le prime riguardano l’abolizione della quota proporzionale; le seconde l’istituzione di un doppio turno di collegio. Di certo non c’è nulla di definito e tutta la materia sarà oggetto di riflessione dopo il voto di fiducia del Parlamento. 
Ma nella nuova maggioranza non dovrebbero esserci troppe resistenze verso una riforma che comprendesse la riduzione della quota proporzionale e un doppio turno di collegio. Le stesse preoccupazioni dei gruppi minori (Ppi, Udr, Ri) potrebbero essere superate, o comunque ridimensionate, dalla possibilità di fare accordi al primo turno che, da un lato, darebbero maggiore visibilità a quel centro più forte che Cossiga, Marini e Dini dicono di voler costruire e, dall’altro, garantirebbero il raggiungimento della quota di sbarramento per accedere al secondo turno. Ed è significativo il fatto che una soluzione del genere sia vista con interesse dalla Lega, la quale teme invece il doppio turno di coalizione, caro a Berlusconi. Il Carroccio, infatti, al Nord non avrebbe difficoltà a raggiungere la quota di sbarramento e risulterebbe un alleato appetibile per il secondo turno per le due più forti coalizioni alternative.  Peraltro, nel documento di maggioranza si ribadisce come «una democrazia dell’alternanza che consolidi il bipolarismo», richieda «regole elettorali e costituzionali che assicurino la stabilità di maggioranze omogenee e coese». Altro obiettivo è quello di affrontare «la prospettiva di una riforma federale dello Stato e il tema delle regole di sussidiarità».  Quanto alla giustizia, si partirà dalle esigenze quotidiane dei cittadini: a cominciare da quelle di rapidità, efficacia, diritto alla sicurezza, maggiori garanzie e libertà. 
Per la scuola, «il Governo farà propri i provvedimenti già all’esame del Parlamento intesi a regolamentare, coerentemente coi principi costituzionali, il rapporto statale-non statale, nel quadro di un ciclo scolastico integrale». 
G.Co.