Verde: «Rinviare il giudice unico»

da Il Sole 24 ore del 20.10.99

ROMA — La riforma del giudice unico non è pronta: «Non credo si possa fare per il 2 gennaio, abbiamo bisogno di tempi più lunghi». Ad arrendersi alla richiesta di ennesima proroga è il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Verde. Ieri, durante un’audizione in commissione Antimafia, Verde ha svolto una lunga requisitoria sullo sfascio della giustizia — «è in crisi totale, alla bancarotta», ha affermato — per concludere che non ci sono le condizioni perché il giudice unico rispetti i tempi previsti.

Parole anche più dure, e destinate a suscitare molte polemiche, il vicepresidente le ha dedicate alla «sovraesposizione» dei pubblici ministeri. «Quello che mi preoccupa — ha detto — è che spesso i Pm conducono inchieste invece di fare indagini; inchieste che competono alle commissioni parlamentari. Una tendenza preoccupante che va ridimensionata».

L’attacco ai Pm troppo esposti è arrivato in risposta all’intervento di Tiziana Maiolo, di Forza Italia, che aveva lamentato la distorsione culturale per cui spesso oggi si ritiene che tocchi ai magistrati combattere i fenomeni criminali. «Sono d’accordo con lei — ha risposto Verde — c’è un’effettiva sovraesposizione dei pubblici ministeri. Ma deriva da una scelta del legislatore che ha attribuito al Pm anche l’inziativa di indagine».

Sulle indagini autonome della polizia giudiziaria, peraltro, è da tempo in atto uno scontro con il tentativo — finora naufragato — di modificare il Codice di procedura penale per lasciare più autonomia alla polizia. In questo senso andava ad esempio una norma contenuta nel pacchetto sicurezza del Governo e ripresa da Forza Italia nelle proposte presentate durante il Security day: permettere alla Pg di svolgere indagini per un periodo di tre mesi senza informare il pubblico ministero. La norma è però sparita dall’ultima versione del testo presentata in comitato ristretto alla Camera dal relatore Giovanni Meloni (si veda l’articolo qui sotto).

Ma Verde, ascoltato dalla commissione Antimafia a proposito dei problemi di organico della magistratura di Palermo, non ha trascurato un’analisi a 360 gradi. La situazione di sofferenza, ha detto il vicepresidente dell’Organo di autogoverno dei giudici, non riguarda solo il settore penale. Ma anche quello civile, la giustizia del lavoro in primo luogo. A L’Aquila, ad esempio, un giudice ha in carico 9mila processi; Reggio Calabria supera i 10mila fascicoli. Tra Napoli, Benevento e Nola pendono 25mila controversie di lavoro.

Quanto poi ai reati, la prescrizione ormai ne estingue a centinaia di migliaia: 130mila nel ’98 e la tendenza è in ulteriore aumento.

Il punto cruciale, ha aggiunto Verde, è la limitazione dei giudizi con l’incremento dei riti alternativi. «Il dibattimento — ha affermato — è un lusso che non possiamo permetterci. Nessun sistema può reggere con decine di migliaia di dibattimenti». Il Parlamento, secondo Verde, deve intervenire con una linea coerente: incentivando i riti alternativi e al tempo stesso evitando di introdurre «un codicillo processuale» in ogni legge che manda in porto. In sostanza, deve avere maggiore coerenza. Gli ha replicato Pietro Carotti (responsabile giustizia del Ppi), relatore alla Camera del Ddl sul rito monocratico per il giudice unico: «Tutto il processo riformatore avviato — ha detto — si muove nella direzione del potenziamento dei riti alternativi, di conseguenza della riduzione dell’area dibattimentale».

Ma gli interventi urgenti riguardano anche la copertura degli organici: per tagliare i tempi dei concorsi in magistratura, ha proposto Verde, gli esami per le prossime 800 assunzioni potrebbero svolgersi su base regionale. Un’altra spina nel fianco è costituita dalle scoperture nelle sedi disagiate. Nel Sud, soprattutto in Sicilia e in Calabria, ci sono sedi che nonostante gli incentivi continuano a rimanere scoperte. Con situazioni di squilibrio tra il numero dei giudici e dei Pm. Se a Palermo ci sono 126 giudici (di cui solo 4-5 Gip) a fronte di 74 Pm, a Caltanissetta e a Reggio Calabria le cose non vanno meglio. In Cassazione, poi, nel ’97 sono arrivati ben 17mila processi civili e 40mila penali. In tutto il Paese la scopertura degli organici è del 12 per cento. In tale situazione senza un’accelerazione delle procedure di reclutamento la riforma del giudice unico rischia il naufragio.

Roberta Miraglia