"Bancarotta della giustizia" Csm, Verde attacca i pm  

da La Repubblica del 20.10.99

di LIANA MILELLA 
ROMA - Più che un'analisi è una requisitoria. Che ha una vittima: i pubblici ministeri. Colpevoli di andare ben oltre i loro compiti. E rei di "condurre inchieste più che fare indagini". Inchieste che, più che competere a loro, dovrebbero spettare alle commissioni parlamentari. 
A usare la mano pesante contro i magistrati delle procure non è l'uomo politico di turno, ma un addetto ai lavori. Addirittura il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Verde che, nella linea interventista inaugurata alla fine di settembre con la sua lettera sullo stato della giustizia, questa volta ha deciso di lanciarsi in una duplice denuncia. Da una parte, un grido accorato per "la bancarotta della giustizia" con tanto di dati sullo sfascio e il corollario di un invito al Parlamento - ed è la seconda volta in due settimane - a dare indirizzi univoci. Dall'altro, la reprimenda ai pm, protagonisti di "una preoccupante tendenza che va ridimensionata". 
Giovanni Verde, ieri, era stato convocato dalla commissione parlamentare Antimafia nell' ambito di un giro di audizioni sullo stato della giustizia, in particolare di quelle città e di quegli uffici che sono più esposti nella lotta alla mafia. Da Palermo come da Napoli, continuano ad arrivare sul tavolo del presidente Ottaviano Del Turco lamentele per la scarsa copertura degli organici e per l'impossibilità di svolgere i dibattimenti. Verde ha dato fuoco alle polveri. Perché, a parte ritrovarsi d'accordo con la forzista Tiziana Maiolo sullo strapotere dei pm, il vicepresidente del Csm si è lanciato in un atto d'accusa sulla débacle della giustizia in Italia che si appunta su quattro caposaldi: l'eccesso di ricorso al processo in aula, la tagliola delle prescrizioni, la carenza degli organici, la cattiva gestione dei concorsi. Ma, su tutto, aleggia il fantasma dell'assenza del Parlamento. 
Esattamente come nella lettera del 21 settembre ai suoi consiglieri quando Verde scrisse: "La politica appare come ingessata dalle troppe forze che, contrapponendosi, finiscono con l'elidersi a vicenda". E chiese al suo ufficio di occuparsi di legislazione sulla giustizia per dare degli indirizzi da seguire. Ieri, all'Antimafia, Verde ha parlato altrettanto esplicitamente: "Adeguare gli organici dei magistrati alle nuove esigenze non basta. Ci vogliono scelte di più ampio respiro. È necessario che il Parlamento si decida su alcune scelte di fondo". 
In primo piano c'è l'estensione dell'area giurisdizionale, cioè tutto quello che deve essere considerato reato e che comporta la necessità di fare dei processi. Secondo Verde, quest'area va ridotta al massimo. Dati alla mano (nel '98 i casi di prescrizione sono stati 130 mila), il vicepresidente del Csm contesta le scelte del legislatore: "Si vogliono ridurre le fattispecie di reato, ma poi si fanno leggi che hanno sempre il codicillo della sanzione penale". Invece, i dibattimenti debbono diventare un "lusso". Altrimenti "non usciremo mai dalla crisi totale o dalla bancarotta che stiamo gestendo". Il messaggio è chiaro: "Bisogna costruire un sistema in cui a dibattimento vanno pochissimi processi". 
Messa già una croce negativa sul giudice unico - "Abbiamo bisogno di tempi più lunghi rispetto alla data del 2 gennaio del Duemila" - Verde ha affrontato la questione dolente degli organici. All'appello mancano almeno 1.100 toghe. Soprattutto giudici e soprattutto al Sud, dove i pubblici ministeri sono, proporzionalmente, in numero maggiore dei giudici. È il caso di Palermo dove, a fronte di 74 pm, ci sono 126 giudici, e di questi solo quattro o cinque in funzione di gip. Una situazione analoga si verifica a Caltanissetta e a Reggio Calabria. Ma sono i carichi di lavoro - non solo nel penale ma anche per le cause di lavoro - a rivelare l'immane carico che grava su un singolo magistrato: a Bari un solo giudice è alle prese con 1.525 cause di lavoro e 7.677 controversie previdenziali, a Napoli rispettivamente 1.398 e 12.839. Non va meglio in Cassazione dove, nel '97, sono giunti 17 mila procedimenti civili e 40 mila penali. Il vicepresidente del Csm avanza un suggerimento: intervenire sui concorsi, bandirli il più presto possibile e magari pensarli su base regionale. 
Naturalmente, per quanto compete al suo ufficio, e cioè l' organo di autogoverno dei giudici, Verde è tranquillo: il Csm ha fatto e sta facendo tutto il possibile, ma - a quanto pare - è la politica che non ha le idee chiare e quindi legifera in modo contrastante.