Criminalità, arriva il micro-pentito

da Il Corriere della sera del 20.10.99

ROMA - E adesso nasce anche il micropentito, una figura che dovrà aiutare gli investigatori a far breccia nel mondo della piccola criminalità. Chi denuncia prima del processo complici e ricettatori potrà contare su una consistente riduzione della pena. 
E' una delle maggiori novità contenute nel «nuovo» pacchetto sicurezza - insieme alla diversa configurazione del furto in appartamento e dello scippo come reati autonomi - sul quale è polemica dura tra maggioranza e opposizione (che minaccia emendamenti o addirittura un testo alternativo perché non vede differenze col primo «pacchetto» presentato dal governo). Ne ha discusso ieri il comitato ristretto della commissione Giustizia della Camera, presieduta dalla ds Anna Finocchiaro, proprio nel giorno in cui senza mezzi termini il vicepresidente del Csm ha denunciato all'Antimafia che «la giustizia è alla bancarotta». 
Tra i vari articoli esaminati ieri dalla commissione, il primo prevede l' aggravante per chi commette reati contro minori, persone «ultrasettantenni» o minorati mentali e fisici. Il secondo che la sospensione condizionale della pena possa essere concessa solo se il giudice ritiene, «dandone atto nella motivazione», che il colpevole si asterrà dal commettere ulteriori reati. Nell'articolo 3 si aumenta la pena minima per il furto «da sei mesi fino a tre anni e con la multa da lire 300 mila a un milione». Diminuisce invece di un terzo la pena se il colpevole, prima del giudizio, permette l'individuazione «dei correi» o dei ricettatori, appunto il micropentito. Nel testo si prevede poi una maggiore autonomia della polizia giudiziaria rispetto ai pubblici ministeri: può fermare un indiziato anche fuori dei casi di flagranza «quando sussistono specifici elementi che, pure in relazione all'impossibilità di identificare l'indiziato, fanno ritenere fondato il pericolo di fuga». Ed ancora: l'articolo 12 stabilisce, tra l'altro, che, «contestualmente o successivamente alla condanna, il giudice possa disporre, su richiesta del pm, misure cautelari quando sussistano pericolo di fuga» o rischio di reiterazione di reato. 
«Siamo alla crisi totale, alla bancarotta». L'allarme arriva dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Verde, che davanti alla commissione Antimafia ha anche lanciato un appello al Parlamento: «Ci vogliono scelte di fondo». Perché, se non verrà ridimensionato il processo penale, limitando il ricorso continuo al dibattimento, «non si potrà mai uscire dalla situazione di bancarotta che stiamo gestendo in questo momento». Verde è stato molto franco con i deputati e i senatori dell'organismo bicamerale: «Il dibattimento è un lusso costoso che non possiamo permetterci. Nessun sistema può reggere con decine di migliaia di processi l'anno di cui ottomila sono pendenti a Roma: dobbiamo intervenire. Altrimenti avremo molte più prescrizioni di quelle registrate fino ad oggi». 
Verde, incalzato da Tiziana Maiolo (Forza Italia), ha anche criticato il protagonismo di alcune Procure: «C'è una sovraesposizione dei pubblici ministeri. Spesso i pm conducono inchieste, invece di fare indagini, che competono alle commissioni parlamentari. E questa è una tendenza che va ridimensionata». 
Detto questo, però, il vicepresidente del Csm ha elencato una ad una le cifre della «bancarotta della giustizia». Solo nel '98, 130 mila reati sono caduti in prescrizione: e questo trend «è in ulteriore evoluzione negativa». Negli uffici giudiziari, gli organici sono sempre carenti: «C'è una scopertura fisiologica che oscilla tra il 12 e il 13 per cento». E analizzando questo dato, Verde ha voluto rispondere ai giudici di Palermo che la scorsa settimana avevano sollevato pubblicamente la questione: in quella città la situazione «non è oltre i livelli medi». 
Il capoluogo siciliano, al pari di altri grandi centri del Sud, evidenzia uno squilibrio evidente: negli uffici di Palermo, dove ci sono 126 giudici (di cui 4-5 gip), lavorano 74 pubblici ministeri. Una situazione, questa, che innesca il fenomeno delle scarcerazioni di imputati di mafia e la prescrizione dei reati. 
Un dato allarmante arriva infine anche dalla Cassazione che ormai è completamente ingolfata. 
Nel '97, sulla Suprema Corte si sono scaricati 17 mila processi civili e 40 mila penali. Un dato abnorme che, secondo Verde, ha avuto un effetto negativo immediato: «La qualità delle sentenze della Corte sta scadendo». 
R.R.