D'Ambrosio attacca il Polo
da La Repubblica del 20.9.99
di CINZIA SASSO
MILANO - Quello della destra sulle misure proposte contro la criminalità?
"Un atteggiamento che non riesco a capire...si parla da sei mesi delle
cose da fare, perchè non hanno avanzato le loro proposte in Parlamento?".
Il procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio arriva a palazzo di Giustizia
da solo, guidando la sua Mercedes. Ha già letto i giornali e, per
una volta, è abbastanza soddisfatto delle scelte della maggioranza:
dietro le norme che il governo ha proposto e che la commissione Giustizia
esaminerà, riconosce, se non proprio la sua mano, di certo il suo
pensiero.
"Una decina di giorni fa dal ministero della Giustizia - racconta -
mi hanno chiesto un pro-memoria sui dati che ho raccolto, sulle distorsioni
che ho verificato, e una relazione su quelle che secondo me sono le cose
da fare". Ha spedito il tutto in via Arenula ed ecco il risultato: le modifiche
alla legge Simeone sulla notifica (che non deve essere consegnata a mano),
la decisione celere del Tribunale di sorveglianza sull' affidamento ai
servizi sociali, il patteggiamento della pena prima della convalida dell'arresto,
sono proprio le misure che D' Ambrosio da tempo sostiene e che ha suggerito
in quella memoria.
Ce ne sono anche due, per la verità, tra quelle che potrebbero
avere come titolo l' "ulteriore stretta", che il procuratore non condivide.
No, da parte di D'Ambrosio, al periodo minimo di detenzione per tutti i
condannati e no a nuovi poteri, stabiliti per legge, alla polizia. "Quando
ho proposto le modifiche alla legge Simeone - dice - in particolare quelle
relative al meccanismo della modifica che finalmente sono state recepite,
le ho sempre articolate in modo da salvaguardare l'impianto di fondo della
legge. Il principio ispiratore di non far passare dal carcere chi non ci
è mai andato, va difeso". E aggiunge: "Va assicurata la possibilità
di chiedere l' affidamento in prova ai servizi sociali da parte di chi
lo merita, senza farlo passare dal circuito carcerario". E sui poteri alla
polizia: "La polizia i poteri di indagine autonoma li ha già, non
serve cambiare nulla, basta applicarli. Io ho già parlato con i
responsabili delle forze dell'ordine: se viene denunciato un furto, non
è necessario aspettare che intervenga il magistrato a dire cosa
fare e cosa non fare. Si va sul posto, si parla con chi ci sta, si riannoda
così un rapporto con il territorio, il pm interviene solo quando
ci sono atti che deve disporre la magistratura".
Eppure, l'insieme delle misure annunciate si arricchisce anche di nuove
ipotesi relative alle forze dell'ordine, per le quali si starebbe pensando
a un ampliamento di poteri in relazione ai cosiddetti "reati di strada"-
scippi, rapine, furti -, quelli che di più tengono vivo l'allarme
sociale. Certo è che la discussione continua ad essere vivace pure
nella maggioranza. Guido Calvi per esempio, avvocato e senatore diessino,
che lancia un allarme di segno garantista: "Temo - dice - una campagna
che faccia tornare l'Italia a tempi oscuri e barbari". Il sottosegretario
alla giustizia Franco Corleone insiste invece sul fatto che la legge Simeone
non va cancellata, ma dotata di risorse per farla funzionare: "Basterebbe
accogliere - dice - l'emendamento Simeone-Saraceni-Pisapia che prevede
l'introduzione di una sorta di "filtro preventivo" per l'accesso ai benefici,
per eliminarne i difetti.
Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto, infine, si dice pronto
a sperimentare il braccialetto elettronico, mentre annuncia di essere contrario
all'abolizione del grado di appello. "Bisogna impedire - dice - che chi
ha recidive o ha compiuto crimini efferati esca". Il Guardasigilli polemizza
poi con il Polo. "Non ha alcun motivo di protestare - dice- negli otto
mesi del governo Berlusconi, l' unica cosa che seppe fare fu il decreto
Biondi, grazie al quale furono scarcerati una ventina di inquisiti in Tangentopoli
e oltre 2.000 delinquenti accusati proprio di reati legati alla cosiddetta
microcriminalità".
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