«Cacciamo i clandestini,
e niente sconti di pena»
da Il Messaggero del 20.9.99
di FABRIZIO RIZZI
MILANO - «Gli extracomunitari irregolari e quelli non dichiarati
superano il milione. E’ una cifra, non ufficiale, che risulta alla Lega.
Se si applicasse la legge, sarebbero tutti da cacciare». Bobo Maroni,
braccio destro di Umberto Bossi, ex ministro dell’Interno nel governo Berlusconi,
sostiene che il pacchetto sull’ordine pubblico annunciato da Palazzo Chigi
sarà comunque un «tampone», che il «braccialetto
elettronico» ai detenuti semiliberi è giusto», ma che
vanno invece «risolti i problemi a monte». E che è necessaria
la «certezza della pena».
Onorevole Maroni, lei ritiene che l’ondata di criminalità avvenga
per colpa dei clandestini?
«Non dico questo, ma ci sono statistiche secondo le quali 8 crimini
su 10 sono compiuti da extracomunitari non in regola. Mentre 2 crimini
su 10 sono opera di italiani quasi sempre non rispettosi degli arresti
domiciliari».
Allora, per contrastare l’arrivo di immigrati, bisogna inasprire le
leggi?
«Non servono leggi speciali, né pene più severe.
L’unico deterrente è che la pena venga scontata in modo inflessibile.
Altrimenti si confida sugli sconti e succede quel succede adesso».
Lei pensa che l’Italia subisca un’invasione per colpa delle maglie
larghe della giustizia?
«Credo che gli extracomunitari scelgano l’Italia perchè
sanno che qui hanno la possibilità di farla franca. Sanno che qui
c’è il trucco, che possono vivere di nascosto, senza permesso e
poi, se qui si delinque, ce la si può cavare. Invece un sistemi
severo ridurrebbe della metà la quota di delinquenti».
Perchè questo governo non applica una rigida politica frenando
l’immigrazione?
«Qui si tocca il tabù della sinistra per la quale l’extracomunitario
è una specie protetta. Insomma è una questione ideologica
coniugata a una falsa solidarietà».
Ma le forze di polizia e i prefetti non possono far nulla?
«I prefetti sono strumenti che capiscono quando una direttiva
deve andare a 10 o a 100 all’ora. Quand’ero ministro sollecitai i prefetti
a essere inflessibili. Dalle Prefetture di tutta Italia arrivarono 100
espulsioni al giorno. Alla fine, però, queste si riducevano: erano
solo del 10 per cento quelle realmente eseguite. La legge si può
applicare in modo rigido e serio secondo le convenienze».
E allora che fare, ci sono da cacciare tutti questi clandestini?
«Se si applicasse la legge, sì. Ci risulta, ma non è
una cifra ufficiale, che gli extracomunitari irregolari e non dichiarati,
superino il milione. Sarebbero tutti da cacciare se le regole valgono per
tutti, se l’accordo di Schengen ha senso. Secondo l’accordo l’Italia deve
garantire che chi entra nel suo territorio sia in regola. Ed è per
questo che bisogna intervenire a monte. Non servono le retate, non si devono
militarizzare le città. Altrimenti si trasferiscono i gruppi criminali
in altre zone, ma non si cambia niente».
Qual è il suo giudizio sulle misure anti-crimine del governo?
«Che è un tentativo di tamponare una situazione, ma si
agisce sui sintomi e non sulle cause. E quella di Fini è una mossa
propagandistica dal momento che ha votato la legge Simeone. Il Centro-destra
dice cose giuste, ma c’è il fatto che ha ispirato quelle norme.
E comunque intervenire sulla Simeone, che la Lega non ha votato, è
minimo. Bisognerebbe poi far rispettare anche la Napolitano-Turco».
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