È
Giuseppe Frigo il nuovo presidente dell’Unione
da Il Sole 24 ore del 20.9.98
(DAL NOSTRO INVIATO)
S.NICOLA ARCELLA — La giustizia va «ricostruita» e non
rifondata su un nuovo sistema costituzionale. Ricostruita «recuperando,
aggiornando, perfezionando» il modello profilato dalla Costituzione
vigente. Per risolvere le ambiguità e le reticenze che hanno innescato
il deterioramento del processo e delle garanzie. È la scelta programmatica
di Giuseppe Frigo, eletto VI presidente dell’Unione delle Camere penali
nella seconda e ultima giornata delle assise del congresso dei penalisti
che si è chiuso con il “silenzio” del ministro della Giustizia Giovanni
Maria Flick. Il suo breve intervento ha deluso le attese della platea:
non un riferimento specifico, nel suo discorso, ai problemi concreti sul
tappeto che dividono Governo e categoria. Il Guardasigilli si è
limitato a ribadire l’impegno al dialogo con l’Unione, ha accolto con favore
la visione globale dei problemi prospettata da Frigo. «Qualcuno potrebbe
irriderci — ha detto Flick ai penalisti — perché io e voi abbiamo
un libro dei sogni, magari con contenuti diversi. Ma l’importante è
che entrambi consideriamo la giustizia nella sua complessità».
Ma ai delegati in sala non è andato giù che il ministro non
si sia confrontato sui singoli temi, che non abbia spiegato le ragioni
del dissenso (su rito monocratico, competenze penali del giudice di pace,
specificità del ruolo del penalista, per citarne alcuni).
Ha dato voce all’indispettita platea il delegato del Foro di Trani, Domenico
Di Terlizzi, che ha proposto una mozione di censura per il ministro («non
c’è stato confronto, che ha detto Flick?»). Mozione che un’imbarazzata
presidenza del Congresso ha trasformato in raccomandazione. Il documento
sottolinea che l’Unione, «pur apprezzando il significato della presenza
del ministro e comprendendo le ragioni di un atteggiamento di cautela in
ordine ad argomenti oggetto di serrato dibattito e carichi di risvolti
politici», esprime «disappunto per il totale silenzio del ministro
su tutte le tematiche dibattute sulle quali restano ignote e incomprensibili
le ragioni del dissenso solamente proclamato ma non motivato». L’auspicio
è stato che prossimi incontri «servano ad arricchire il confronto
e non si traducano in rituali espressioni di fair-play».
Le tematiche “calde” sono state riassunte al congresso da Frigo che
ha esposto i prossimi impegni della categoria, con una carrellata sulle
proposte di riforma di Governo e maggioranza. Ma soprattutto, in ossequio
al titolo dell’incontro (Giustizia penale e politica: a ciascuno il suo.
Principi di diritto e pratica dell’abuso) la relazione del neopresidente
(unico candidato) ha messo a fuoco le emergenze da superare. «C’è
un’inquietante deformazione del sistema» ha detto, determinata dalla
conflittualità tra politica e giustizia, aggravata dalle «pretese
reciproche di delegittimazione».
Secondo Frigo sono due le strade per uscirne: o si fonda un nuovo sistema
costituzionale con un controllo democratico sull’accesso alle funzioni
giurisdizionali (elettività dei magistrati) oppure si ricostruisce
il sistema. Scelta quest’ultima via, Frigo ha elencato numerosi appuntamenti
che fanno perno sulla distinzione delle funzioni tra giudici e Pm (effettiva
pari a una separazione dei ruoli) e sull’erosione progressiva delle possibilità
di abuso grazie a controlli più seri sul processo. Per questo l’Unione
istituirà un osservatorio permanente delle inadempienze, inefficienze
e degli abusi nella gestione del sistema penale.
Roberta Miraglia
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