Il procuratore di Roma a Flick: giustizia a rischio 

da La Stampa del 20.9.98

ROMA. Il vero timore, in fondo in fondo, è che i presunti assassini di Marta Russo vengano assolti. E non perché le prove raccolte a loro carico siano deboli o insufficienti, ma per le polemiche scatenate da quel maledetto videotape . E magari per l’azione disciplinare che il ministro della Giustizia potrebbe avviare contro i due pm del processo, o per l’eventuale “condanna” del Consiglio superiore della magistratura nei loro confronti. 
Lo dice in maniera sibillina, ma ugualmente esplicita, il procuratore di Roma Salvatore Vecchione, nelle ultime righe della sua relazione al ministro Flick, inviata anche al Csm. Un documento di tre pagine con sei allegati che - assieme alle videocassette dell’interrogatorio di Gabriella Alletto e alle altre carte arrivate dalla corte d’assise - compongono il dossier sulla base del quale il Guardasigilli dovrà decidere se e come intervenire. 
“Ritengo mio dovere sottolineare - scrive Vecchione - che la questione coinvolge gli esiti di un procedimento penale in corso, di elevatissimo interesse emotivo, avente per oggetto l’efferata ed immotivata uccisione di una giovane, abbisognevole di cautela e professionalità”. Fatta la premessa, arriva l’”avvertimento” a Flick: “In tale prospettiva non posso che esprimere la mia preoccupazione che una vicenda tipicamente processuale (che tuttavia ha inopinatamente oltrepassato i limiti che le sono naturali) possa influenzare negativamente il dibattimento rendendo concreto il pericolo di lesione dell’interesse fondamentale che è e rimane quello di tutelare le aspettative di giustizia delle parti offese, offrendo pretesti per ulteriori aggressioni - ingiustificate e mortificanti - per i rappresentanti di quest’ufficio”. 
Dunque, non solo il procuratore difende l’operato dei suoi sostituti, ma mette in guardia dalle ulteriori iniziative nei loro confronti: se il procuratore aggiunto Italo Ormanni e il sostituto Carlo Lasperanza dovessero finire sotto inchiesta per quell’interrogatorio di Gabriella Alletto di un anno fa, altre polemiche potrebbero nascere, a danno della serenità della corte d’assise. Col rischio di mandare assolti quelli che per la procura sono i responsabili del’omicidio di Marta. Lo vanno ripetendo da giorni, i magistrati coinvolti in prima persona; ora Vecchione l’ha messo nero su bianco nella relazione a Flick. 
Perfino l’intestazione del documento lascia intendere che, per la procura, in questa storia non è in gioco tanto la correttezza di due pm, ma il processo a Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, accusati di aver ucciso quella povera ragazza, il 9 maggio 1997, lungo i viali dell’università di Roma. Alla prima riga, infatti, si legge:
“Oggetto: Omicidio Russo Marta”. 
Il ministro della Giustizia, che secondo le valutazioni dei magistrati romani (pronunciate solo nel chiuso delle loro stanze) s’era spinto troppo in là facendo fare quel discorso a Prodi alla Camera, adesso è avvisato: attenzione a non incidere sul processo in corso. Il timore, naturalmente, riguarda anche quello che potrà fare il Csm, ma in questa fase è il muro contro muro tra procura e governo a tenere i pm col fiato sospeso. Che farà Flick? 
Nel palazzo di via Arenula, per la verità, le valutazioni sulla possibilità di influenzare il dibattimento con un’azione disciplinare si stanno facendo da giorni, anche prima che arrivasse la relazione di Vecchione. Ma una risposta non è stata ancora trovata. Anche perché potrebbe farsi pure il ragionamento inverso: sarebbe giusto aspettare la conclusione del processo e un’eventuale condanna degli imputati per poi accusare i due pm di aver utilizzato tecniche illegittime durante le indagini? Il ministro ha tempo un anno per avviare il procedimento, ma Prodi ha annunciato che il Guardasigilli dovrà tirare “rapidamente” le sue conclusioni. E adesso Giovanni Maria Flick ha sul tavolo tutti gli elementi per decidere. 
A proposito delle videocassette, il procuratore di Roma ribadisce che bisogna guardarle per intero, senza estrapolare questo o quel brano, e scrive che “non emergono condotte o atteggiamenti idonei a condizionare un teste, né tanto meno a lederne la dignità”. E quelle minacce d’arresto, di condanna a ventiquattro anni di galera, di entrare in carcere e non uscirne più fatte a una donna che in lacrime giurava suoi suoi figli di non essere stata, il 9 maggio, nella sala da dove forse partì il colpo? Per Vecchione non sono altro che “doverose contestazioni e rappresentazioni di veritiere circostanze (la sottolineatura è del procuratore, ndr) relative a fatti risultanti dalle indagini sino a quel momento compiute”.  “In particolare - continua il magistrato - appariva doveroso prospettare alla teste che le reticenze che manifestava potevano condurre a un’incriminazione; incriminazione che in effetti, nei giorni seguenti, ebbe a concretarsi nella contestazione del reato di favoreggiamento”. 
Ma quello che più preme alla procura - evidentemente convinta della colpevolezza dei due principali imputati - è l’esito del dibattimento. Lo dimostra un altro documento inviato a Flick e al Csm, l’allegato numero 3: una lettera di Lasperanza a Vecchione scritta giovedi scorso. “Visto il clamore che ha suscitato la vicenda e il susseguirsi di notizie relative a denunce presentate nei miei confronti al ministro, al Csm e alla procura di Perugia - scrive Lasperanza -, per evitare che tali iniziative del tutto strumentali possano nuocere alla serenità del processo attualmente in corso, valuti lei la possibilità di accogliere la mia richiesta di astensione dal partecipare ulteriormente alle prossime udienze”.  S’era tirato da parte, il pubblico ministero al centro della bufera. Ma in calce alla lettera, poche righe vergate a mano dal procuratore lo lasciano al suo posto:
“Non si ritiene di accogliere la richiesta di astensione proposta dal dott.  Lasperanza in quanto inopportuna ai fini del procedimento in corso”. Dimissioni respinte, quindi, sempre per non turbare il processo. Lasperanza è il pm che si occupa del delitto della Sapienza dal giorno di quell’assurdo sparo, sollevarlo dall’incarico avrebbe forse abbassato la tensione, ma certamente indebolito l’accusa. E’ ciò che il procuratore non vuole fare, augurandosi che non lo faccia Flick. 
Giovanni Bianconi