"Giudici nel mirino per delegittimarli"
da La Repubblica del 21.11.99
di PIERO COLAPRICO
MILANO - "Uno degli strumenti essenziali per delegittimare il lavoro
dei magistrati è accusarli di fare politica attraverso le indagini.
Si delegittima il magistrato per ottenere l'impunità".
Quante volte abbiamo sentito questa frase in Italia negli ultimi anni?
Ieri l'ha detta anche il magistrato spagnolo Baltasar Garzon Real, il fiscal
che ha fermato il dittatore cileno Pinochet e si occupa spesso di inchieste
clamorose. Ha detto Garzon anche un'altra cosa: "Ma si vuole davvero combattere
la corruzione o no? Le norme contro la corruzione si applicano nella pratica
o restano solo teoria?".
E non dev' essere un caso se questa stessa domanda- chiave sia risuonata
decine e decine di volte, in questi due giorni, al congresso internazionale
sulla corruzione. Nella sala Alessi del Comune di Milano, davanti agli
organizzatori dell'Ispac (International scientitific and professional advisory
council, dell'Onu) e del Cnpds (Centro nazionale di prevenzione e difesa
sociale) e alle file sempre piene di pubblico specializzato (praticamente
zero politici), hanno protestato molti relatori. Notano in sostanza le
stesse carenze i pm di Mani pulite e i magistrati di mezzo mondo, tutti
contro i paradisi fiscali e le lentezze dei vari governi nell'applicare
i trattati internazionali, o le norme anti-corruzione. Ha alzato la voce
il nero Ebbe Obi, chiedendosi come mai l'"entrapment", le trappole degli
investigatori previste dal codice, così utili contro la droga e
i grandi reati, non vengano mai - ma proprio mai - applicate contro corrotti
e corruttori, "che rubano di più e rischiano di meno": eppure sarebbe
così facile.
In sintonia con questo scenario, Baltasar Garzon, gessato scuro e camicia
vistosetta, ha criticato "l'eterno problema della 'giustizializzazione'
della politica e della 'politicizzazione' della giustizia. Dal mio punto
di vista, è solo una questione di applicazione delle leggi. Ora,
le indagini sulla corruzione incidono sul mondo politico, ma quest' ultimo
deve riconoscere la divisione dei poteri e che il magistrato indaga sugli
illeciti". Siccome non succede, significa - a suo parere - che non si vuole
capire, "e allora si passa alla delegittimazione".
Dalla sua poltrona alla Fiscalia especial, con un pugno di funzionari
e tecnici, lui ha visto arenarsi tantissime inchieste. "Basti pensare che
a Gibilterra ci sono 3mila società illecite per riciclare denaro
nel paradiso fiscale". E, bloccando le indagini "con una specie di indulto
o prescrizione di reato", il potente se la cava. In Spagna - per di più
- "il finanziamento illecito dei partiti non è previsto come reato".
Ripetendo più volte di non voler parlare né del suo fascicolo
su Silvio Berlusconi e le presunte frodi fiscali di Telecinco, né
dei suoi clamorosi casi internazionali, Baltasar Garzon si è lamentato
perché la Fiscalìa, la Procura speciale anti-corruzione nata
con le migliori intenzioni dopo i grandi scandali degli anni Novanta, ormai
è a rischio di auto-soffocamento: "Non abbiamo tanti mezzi, anzi
sono sempre più limitati, per me è destinata a chiudere...".
E' vero che i magistrati si lamentano sempre, però il convegno
di Milano ha mostrato - se mai ce ne fosse bisogno - quanto sia esteso
e ramificato il tema della povertà dei mezzi di contrasto. I governi
faranno qualcosa? Difficile da dire.
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