Pecorella: i processi non fanno
la storia
da Il Mattino del 21.11.99
A Napoli per discutere di «Società complessa, controllo
della legalità, prova storica e prova giudiziaria», Gaetano
Pecorella e Ferdinando Imposimato si sono trovati a fare i conti con l’emergenza
della «situazione Campania» evidenziata da Manuela Mazzi, pm
della procura di Napoli. «Le forze in campo - ha detto la Mazzi -
sono esigue e considerata la mole di lavoro in un territorio a rischio
come quello campano, diventa davvero impensabile gestire i processi contro
la criminalità organizzata». E giù cifre relative alla
disastrosa situazione dei tribunali di Napoli, S. Maria Capua Vetere, Torre
Annunziata, Nola. In più la Mazzi ha messo in guardia sul ripristino
dell’avviso di garanzia. «Le inchieste e le indagini su estorsioni
e su fatti di corruzione - ha affermato il pm napoletano - rischiano di
essere vanificate».
A Gaetano Pecorella, parlamentare del Polo, è toccato difendere
la riforma appena varata. «L’avviso di garanzia - ha ricordato -
è stato tolto perchè veniva utilizzato a danno dell’imputato.
Inoltre è un principio contemplato nella convenzione dei diritti
dell’uomo. Con le norme di attuazione della riforma va reso compatibile
con le esigenze delle inchiesta, sempre nell’equilibrio delle parti».
Pecorella ha poi evidenziato come, in una società complessa come
la nostra, il processo penale non può avere la funzione di controllo
sociale, ma deve tendere esclusivamente all’accertamento del fatto e delle
singole responsabilità. «Non si può assolutamente pensare
che i processi facciano la storia».
Tesi condivisa da Ferdinando Imposimato che ha sottolineato come, alla
luce anche della sua esperienza di magistrato e di componente dell’Antimafia,
«la verità processuale quasi mai coincide con la verità
storica». Ma ha anche riaffermato la necessità di recepire
in pieno tutte le norme del giusto processo, «senza i veti e i controveti
che vengono anche dagli avvocati», rilanciando la proposta di ridurre
i gradi di giudizio da tre a due. Per Francesco de Notaris, coordinatore
regionale della Rete, occorre «riscrivere un nuovo patto di convivenza
civile, più severo per la parte riguardante la certezza delle pene,
ma in cui si riconosca fortemente la centralità dell’uomo e della
sua dignità». Geppy Rippa, dei radicali, ha colto l’occasione
per rilanciare con forza, partendo dalla giustizia, il tema dei venti referendum
proposti dalla Lista Bonino, «unico strumento in mano ai cittadini
per poter effettivamente determinare e condizionare le scelte dell’attuale
classe politica, incapace di assicurare una vera democrazia».
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