Violante in campo a difesa di Scalfaro

da Il Corriere della sera del 21.11.98

F. Sa., 
ROMA - Violante in campo a difesa di Scalfaro, nonostante i quasi duecento deputati che chiedono al presidente della Camera di «contenere» il Quirinale. Lo sciopero degli avvocati contro la Corte costituzionale accusata di avere «riscritto» l’articolo 513 del codice di procedura penale e la conseguente ira di Scalfaro contro gli avvocati ribelli (accusati di «sovvertire l’ordine costituito») continuano dunque a tenere banco. «Il capo dello Stato - dice Luciano Violante - ha il dovere, più che il diritto, di difendere le altre istituzioni dello Stato, quando esse siano denigrate. 
«Le sentenze della Corte - aggiunge Violante - possono certo essere criticate, anche con durezza, ma una sentenza non condivisa non può costituire l’occasione per denigrare la Corte che l’ha pronunciata». 
La sortita non è casuale. La settimana prossima sulla sua scrivania arriverà un documento contro Scalfaro, firmato da decine di deputati, in cui si invita il presidente della Repubblica a svolgere il suo ruolo di garante, o a dimettersi. A preparare la polpetta avvelenata è stato Filippo Mancuso. Ieri le firme di deputati di Forza Italia, An e Lega erano 170. L’ex ministro del Polo ha detto che né Fini né Berlusconi avevano aderito. Ma che era arrivata l’adesione di Giuseppe Pisanu, capo dei deputati azzurri. L’obiettivo - ha spiegato Mancuso ai giornalisti - è quello di superare, per lunedì prossimo, le 200 firme. 
Marco Minniti, braccio destro di Massimo D’Alema, prima a Botteghe Oscure, oggi a Palazzo Chigi, cerca di gettare acqua sul fuoco: «Ci sono ora le condizioni per affrontare la questione in un clima di dialogo, di confronto, di rispetto istituzionale». Intervenendo a Bari alla Fiera del Levante, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ieri ha detto: «Nei giorni scorsi ci state reazioni sopra le righe, ma credo che si possa riprendere un proficuo confronto sulla giustizia». Al fianco di Scalfaro, senza esitazioni, anche il senatore Di Pietro: «La Corte costituzionale va rispettata». 
Dei poteri della Consulta si è comunque parlato ieri alla Camera in commissione Affari costituzionali. E ha ricevuto un ampio consenso la richiesta del diessino Antonio Soda di delimitare i poteri della Corte per evitare «sentenze manipolative come quella sul 513» limitandosi soltanto a giudizi sulla legittimità o meno di un provvedimento parlamentare. Soda ha poi insistito sulla cosiddetta dissenting opinion, che permetterebbe di portare alla luce il dissenso dei membri della Consulta che si trovano in minoranza. A ogni modo, le polemiche sulla Consulta continueranno, visto l’avvicinarsi del pronunciamento della Corte sull’ammissibilità del referendum elettorale. Intanto, il primo dicembre, la Cassazione deciderà sulla legittimità del quesito referendario.