Sul
513 Violante difende Scalfaro
da Il Messaggero del 21.11.98
di MASSIMO MARTINELLI
ROMA - Dopo la difesa del Quirinale per gli attacchi alla Consulta,
ecco la difesa di Violante per gli attacchi al Quirinale. Prosegue così
lo scontro instituzionale tra il presidente della Repubblica e gli avvocati
italiani, «colpevoli» di aver scioperato dopo la discussa sentenza
della Corte Costituzionale sull’articolo 513 di procedura penale. Anche
se in realtà, quella di Luciano Violante sembra quasi una difesa
d’ufficio. In ritardo rispetto agli eventi e con poca incisività
rispetto ai toni usati dal capo dello Stato, il presidente della Camera
ha detto ieri che «il Presidente della Repubblica ha il dovere, più
che il diritto, di difendere le altre istituzioni dello Stato quando esse
siano denigrate»; anche se quelli che si sono sentiti denigrati,
e hanno querelato Scalfaro, sono proprio gli avvocati. In ogni caso, per
evitare di tirarla troppo in lungo, Violante cerca di dare il calmante
a tutti: «Ora bisogna guardare avanti e trovare soluzioni per il
processo penale che garantiscano i diritti della difesa, come faceva la
legge di riforma dell’articolo 513, ma consentano l’acquisizione delle
prove in modo certo e non lasciato alla discrezionalità dei collaboratori
di giustizia». Infine, ecco il pieno riconoscimento politico per
tutta la classe forense: «Il Parlamento - ammonisce il presidente
della Camera - nel decidere, dovrà tenere conto delle fondamentali
esperienze professionali degli avvocati penalisti».
Da sinistra, non ci saranno ostacoli. Almeno a sentire Guido Calvi,
senatore Ds, avvocato di D’Alema e autorevole membro della commissione
Giustizia: «In questi giorni c’è stata una sequela di errori:
innanzitutto da parte di Scalfaro e poi la reazione immediata delle Camere
Penali. L’interesse di tutti è la razionalizzazione del sistema
giudiziario e vi è un’assoluta necessità della presenza dell’Avvocatura
in questo processo. Non si risolvono i problemi della giustizia nè
senza, nè contro gli avvocati». Che ci sia volontà
di distensione lo conferma il Guardasigilli Diliberto, che appena arrivato
in via Arenula si era preoccupato di fissare un incontro con gli avvocati.
Adesso, prende le distanze da qualsiasi polemica: «Il dialogo continuerà
- dice il minisytro - Gli avvocati mi porteranno delle proposte sui temi
per cui hanno fatto l’astensione dalle udienze». A chi gli fa notare
che, dopo le accuse di Scalfaro, gli avvocati potrebbero sentirsi come
«sovversivi», Diliberto risponde: «Non so come si sentiranno
gli avvocati. Con me si sono sentiti benissimo, mi sembra». Si schiera
contro gli avvocati, invece, l’ex magistrato Antonio Di Pietro: «Il
movimento Italia dei Valori ha ritenuto di aderire all’invito di scalfaro
quando ha detto rispettate la Corte Costituzionale: e noi la rispetteremo.
Vorremmo che tutti la rispettassero».
Ma in molti tribunali la temperatura resta alta. A Milano, il presidente
del locale Ordine degli Avvocati, Paolo Giuggioli, è tornato all’attacco
con un comunicato: «La critica e il dissenso espresso liberamente
dagli avvocati è attività pienamente legittima e non può
essere confusa con il rispetto della pur ingiusta sentenza della Corte».
A Paola, in provincia di Cosenza, il presidente della Camera Penale, Gino
Perrotta, ha presentato una nuova querela per calunnia e diffamazione contro
Scalfaro. A Roma, il professor Carlo Taormina va oltre: ha già organizzato
un nuovo movimento di avvocati: si chiamerà Avvocatura Alternativa
e si batterà, in primo luogo, contro la «criminalizzazione»
di tutta la categoria. La vera svolta e il ritorno a toni più pacati
potrebbe arrivare giovedì, quando nella capitale si incontreranno
i vertici dell’Organismo Unitari dell’Avvocatura, presieduto da Antonio
Leonardi, e del Consiglio Nazionale Forense di Nicola Buccico. Che promette:
«Daremo risposte positive, vogliamo essere interlocutori di tutti
i partiti».
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