Visco
ai giudici-consulenti “Dimettetevi dall’incarico”
da La Repubblica del 21.10.98
di LUISA GRION
ROMA - Giudici tributari al mattino che al pomeriggio fate i commercialisti
o gli avvocati, per uscire dall’incompatibilità professionale denunciata
in un rapporto (con tanto di elenco nominativo) del ministero delle Finanze
avete una possibilità immediata e concreta: le dimissioni.
E l’invito che Vincenzo Visco fa ai 1.250 giudici autorizzati a decidere
sui contenziosi fra cittadini e fisco - fra cui presidenti o vicepresidenti
di commissioni tributarie - colti dal Secit in pieno conflitto di interessi
perché contemporaneamente consulenti aziendali privati.
Dimissioni, quindi, come possibilità di uscire presto da una
situazione nota (i 1.250 giudici coinvolti, il 16 per cento del totale,
sono stati tutti indentificati) dove nascondersi dietro la burocrazia non
vale. Con un comunicato il ministero ha infatti spiegato che spetterebbe
al Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria - una sorta di Csm
dei giudici tributari - il compito di “valutare la sussistenza della compatibilità”.
Ma l’organismo, ha ammesso, fa i conti con grandi “difficoltà operative
che impediscono la cancellazione dei soggetti incompatibili”.
Di fatto il “Csm dei giudici tributari” non possiede ancora né
una sede autonoma, né una dotazione di personale adeguata, ma burocrazie
e lentezze, secondo il ministero, non giustificano l’atteggiamento dei
giudici. “Essendo chiara la normativa che ne definisce gli estremi” precisano
le Finanze, non si esonerano “quei soggetti dall’assumere per proprio conto
le iniziative che potrebbero risolvere il problema”. In pratica gli incompatibili
devono autodimettersi.
Un invito a quanto pare accolto visto che secondo Michele Cantillo,
presidente del “Csm dei giudici tributari”, un “consistente” numero di
professionisti dell’elenco ha già rassegnato le dimissioni. Per
gli altri che non lo hanno ancora fatto, assicura Cantillo, è stato
avviato il lungo iter per dichiararne la decadenza. In particolare il procedimento
è decollato per settecento professionisti che risultano depositari
di scritture contabili e svolgono quindi attività di consulenza.
Il meccanismo per dichiarare decaduto un giudice tributario è però
complesso. Il Consiglio chiede chiarimenti e documentazione ai soggetti
che risultano incompatibili con l’incarico e, nel caso, dichiara la decadenza,
poi il magistrato ha tempo 30 giorni per presentare le sue controdeduzioni.
Un iter peggiorato appunto dalle carenze organizzative dell’organismo,
anche se a questo proposito Visco ha ribadito la promessa di “adottare
tutti i provvedimenti necessari per una sua corretta funzionalità”
.
Più rapida dovrebbe essere invece la procedura per l’incompatibilità
nel ruolo di magistrati fiscali dei dipendenti dell’amministrazione finanziaria.
“Il Consiglio - afferma Cantillo - è già al lavoro da tempo
su questo problema ed ha già deciso alcuni casi di decadenza”.
Quanto alla polemica mossa dal Secit che ha accusato lo speciale “Csm”
di aver interpretato in modo troppo elastico le norme sulla incompatibilità
(non ammettendola per chi fa consulenze solo sporadiche) l’organismo ha
risposto precisando che “le nuove norme prevedono un esercizio professionale
delle consulenze” e che il Consiglio semmai aveva già deliberato
di chiedere alla categorie a rischio (soprattutto commercialisti e ragionieri)
informazioni per verificare la “consistenza” di tali attività.
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