Ormai
è rissa per i ministri
da L'Unione Sarda del 21.10.98
Roma Sul filo di lana, quando D’Alema si era ormai convinto di avere
in mano la lista definitiva dei ministri, l’Udr ha calato il suo asso:
senza un ministero politico di rilievo non entrerà nel governo e
sceglierà l’astensione:. È questa la posizione maturata al
termine di un vertice dei dirigenti con Cossiga. «È una fase
delicata e cruciale della trattativa», si limitano a dire a piazza
del Gesù dove, a notte fonda, sono rimasti nella sede Udr Buttiglione,
Sanza e altri dirigenti. Più tardi Cossiga smentisce: «L’ipotesi
dell’astensione non esiste». Ma il disagio resta.
Ora tutto è da rivedere, perché la richiesta di maggior
peso fatta dall’Udr potrà essere accolta soltanto togliendo qualcosa
agli altri partner della coalizione di centrosinistra. Compito arduo.
Quella di ieri, è stata una giornata di trattative frenetiche
tra i partiti della maggioranza e il presidente incaricato Massimo D’Alema
per la definizione della lista dei ministri. Una lista scritta e riscritta
diverse volte, con pochi dicasteri già assegnati definitivamente.
La trattativa ha lasciato sul campo «morti e feriti», provocando
anche uno «strappo» ai vertici del Ppi, dove il presidente
Gerardo Bianco ha sbattuto la porta in faccia al segretario Franco Marini
dopo aver appreso di non essere in corsa per un ministero importante. Problemi
anche in casa comunista attorno a quello che è stato uno dei nodi
principali della giornata, quello del ministero della Giustizia.
Difficile mettere d’accordo partiti e partitini dell’inedita coalizione
e il presidente incaricato si è trovato più volte in forte
difficoltà. Arduo parlare di poltrone di ministri e di poltroncine
di sottosegretari con il poco malleabile e imprevedibile alleato Cossiga.
E brutta gatta da pelare la ribellione dei socialisti che non riconoscono
Giuliano Amato come proprio rappresentante e
dopo ore e ore di trattative hanno strappato in serata un altro ministro.
Resta invece ancora da risolvere il caso di Emma Bonino, il popolare commissario
dell’Unione europea al quale il premier incaricato ha chiesto a entrare
nel governo come ministro delle Politiche comunitarie. Una richiesta alla
quale l’esponente radicale (che è riuscita a conquistare vasti consensi
nell’Ue) non ha dato ancora una risposta definitiva nonostante, per
cercare di convincerla, sia volato da Roma a Bruxelles anche Marco Pannella.
I socialisti hanno vinto il braccio di ferro sulla presenza di un loro
ministro, dopo aver minacciato per tutto il giorno di non far più
parte della maggioranza. Il presidente dello Sdi Enrico Boselli ha scritto
a tutti gli altri segretari accusando D’Alema di non riconoscere al suo
partito «pari dignita». Considerare Amato nel governo come
rappresentante di tutta l’area socialista, significa
negare «che esista un partito socialista autonomo e organizzato».
La telefonata chiarificatrice di D’Alema è arrivata solo a tarda
sera dopo un ostinato pressing su Botteghe Oscure.
Risse anche dentro il neonato Pcdi. Nerio Nesi, dato come sicuro ministro
insieme a Ersilia Salvato per i cossuttiani, ha scritto una lettera ad
Armando Cossutta per spiegare che avrebbe rifiutato qualsiasi poltrona
preferendo dedicarsi alla costruzione del nuovo partito. Subito si è
diffusa la voce che, con la rinuncia di Nesi, sarebbe diventato ministro
della Giustizia Oliviero
Diliberto. Ma l’esponente comunista si è affrettato a smentire
sostenendo che l’indiscrezione di un suo possibile insediamento in via
Arenula era stata messa in giro ad arte per seminare zizzania tra lui e
Nesi. Invece, D’Alema gli aveva offerto questo incarico, ma lui aveva detto
no. «Chiediamo due ministeri importanti - ha affermato -, altrimenti
siamo pronti a tornare all’opposizione».
MARINA MARESCA
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