Sulla
maggioranza le spine della giustizia
da Il Sole 24 ore del 21.10.98
ROMA — Aumentare il numero dei magistrati togati, reclutandoli tra gli
avvocati e i professori universitari mediante concorsi (probabilmente solo
per titoli) ad essi “riservati”. Non è una novità di poco
conto quella contenuta nella bozza di programma del costituendo Governo-D’Alema
che, mutuandolo dalla Francia, propone il cosiddetto «reclutamento
laterale» per aumentare (e coprire) i posti in organico della magistratura,
rompendo così un altro tabù del passato, quello del «reclutamento
straordinario» fieramente avversato dalle toghe italiane. Le quali
dovranno invece rassegnarsi ad avere come colleghi, e non soltanto in Cassazione,
avvocati e professori universitari.
Il riferimento al «reclutamento laterale» è l’unico
dettaglio che la penna dell’estensore del programma sulla giustizia si
è concesso nelle 20 righe che riassumono gli impegni del futuro
Governo. Per il resto, non si va oltre l’enunciazione generica di obiettivi
peraltro già indicati in passato dal Centrosinistra, come «il
bisogno di una giustizia giusta, rapida ed efficace» e «l’aspirazione
a maggiori garanzie e libertà»; l’«aumento delle risorse»
destinate alla giustizia e l’«efficienza degli apparati giudiziari»;
la «valorizzazione della magistratura non togata»; l’«introduzione
di sistemi di mediazione civile e penale»; la «revisione del
Codice di procedura civile» e l’«avvio di un nuovo Codice penale»;
un «nuovo status dei magistrati amministrativi e contabili».
Tanti capitoli da riempire ancora di contenuti, che potrebbero essere i
più svariati. La riscrittura del Codice penale, ad esempio, è
un obiettivo ambizioso condiviso da tutta la neocoalizione; ma per ridisegnare
delitti e contravvenzioni bisognerà affrontare contestualmente anche
temi, come la bioetica, su cui la nuova maggioranza è tuttaltro
che coesa.
Ovvio, dunque, che non sia questo il momento più opportuno per
scendere nel dettaglio di scelte che per due anni e mezzo hanno diviso
la maggioranza di Centro-sinistra. Tanto più adesso, con l’inserimento
dell’Udr nella coalizione, allineato con Ppi, socialisti, diniani e Verdi
su posizioni per certi aspetti antitetiche a quelle dei Ds e dei comunisti.
Per esempio sulla separazione tra giudici e Pm, alla quale nemmeno si accenna
nella bozza di programma, pur essendo una delle questioni —con la depenalizzazione
di droghe leggere e finanziamento illecito e con la modifica del’articolo
192 del Codice di procedura penale sul valore probatorio delle dichiarazioni
incrociate di due pentiti — che più ha infiammato, fino a paralizzarlo,
l’iter parlamentare di riforme importanti. Per capire meglio in che
direzione si muoverà il Governo all’interno dei grandi temi indicati
nel programma bisognerà conoscere il nome del prossimo ministro
di Grazia e giustizia, su cui c’è ancora incertezza. In ogni caso,
la maggioranza sarà impegnata, in prima battuta, a consentire il
decollo del giudice unico, la vera grande rivoluzione della giustizia del
Duemila, che potrà partire a giugno del ’99 solo col supporto di
altre quattro riforme ancora in cantiere: la competenza penale del giudice
di pace, il nuovo rito monocratico, la depenalizzazione dei reati minori,
l’istituzione dei Tribunali metropolitani. Già questo sarebbe un
passo verso una giustizia più «rapida ed efficace».
Ma poiché nel programma si fa riferimento anche alla sfida dei «processi
arretrati», non è escluso che il Governo rilanci la proposta
(già avanzata da Flick) di una miniamnistia, da varare proprio in
concomitanza col giudice unico, per spianare ulteriormente la strada a
questa riforma. Nel programma, ovviamente, non se ne parla; così
come non si parla, del resto, della revisione del sistema delle impugnazioni
per vincere un’altra sfida, contro l’eccessiva durata del processo e «l’ineffettività»
del giudicato. Il riferimento a «maggiori garanzie e libertà»
rimanda, invece, a una serie di iniziative legislative (compresa la revisione
del «192»), come l’anticipazione del contraddittorio alla fase
delle indagini, prima di emettere un mandato di cattura. Il Governo si
assume poi l’impegno di combattere mafia e malaffare; dunque di approvare
l’ormai famoso pacchetto anticorruzione e di dare organicità alle
norme antimafia, magari con un apposito Testo unico.
Donatella Stasio
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