Giustizia,
il dilemma del Guardasigilli
da Il Corriere della sera del 21.10.98
M. Antonietta Calabrò
ROMA - Un tecnico (come Carlo Federico Grosso, ex vicepresidente del
Csm)? Un Ds? Oppure un popolare? O la conferma di Flick? L’attesa delle
toghe per chi sarà il prossimo ministro di Grazia e Giustizia è
giunta al parossismo. Ieri si sono potuti registrare tre fatti certi. Innanzitutto:
il presidente del Consiglio incaricato ha offerto il dicastero di via Arenula
a Oliviero Diliberto capogruppo dei Comunisti italiani. Lo ha reso noto
lo stesso interessato che ha però riferito anche di avere rifiutato,
indicando come candidato per il suo gruppo ad una poltrona importante Ersilia
Salvato (vicepresidente del Senato) che potrebbe avere le caratteristiche
per fare il Guardasigilli.
Secondo: i Popolari, da parte loro, hanno inserito nella lista ufficiale
di cinque ppi da far sedere in Consiglio dei ministri Ortensio Zecchino,
presidente della Commissione giustizia del Senato (bersaglio dell’attacco
dell’intervista al Corriere del presidente dimissionario dell’Amn, Mario
Almerighi), indicandolo per la poltrona un po’ anomala, visto il curriculum
di Zecchino, di ministro della Ricerca scientifica.
Terzo: infine (ma non alla fine), il sottosegretario alla Difesa, Massimo
Brutti, ds, ex membro laico del Consiglio superiore della Magistratura,
professore ordinario di diritto romano, è stato ricevuto nel pomeriggio
al Quirinale da Scalfaro. Lo ha reso noto un comunicato della presidenza
della Repubblica.
Il capo dello Stato, che è anche presidente dell’organo di autogoverno
della magistratura, proprio in questa sua doppia veste istituzionale segue
da sempre in presa diretta le vicende che riguardano la magistratura, il
ministero della Giustizia, il Csm e naturalmente le problematiche tra magistrati
e mondo politico. Il colloquio con Brutti è rimasto coperto dal
più assoluto riserbo.
In ogni caso Brutti (che è stato anche presidente del Comitato
di controllo sui servizi segreti) è un politico, ma al tempo stesso
ha conoscenza diretta dei problemi della magistratura per aver passato
4 anni a Palazzo dei Marescialli. Inoltre sarebbe sicuramente ben accetto
alle ottomila toghe italiane (che ha sempre difeso da attacchi strumentali).
Creerebbe però forti «mal di pancia» nei partiti che
sostengono il governo da posizioni di centro, che sono anche i più
garantisti. Alla fine il compromesso potrebbe essere proprio quello di
una conferma di Flick.
In ogni caso oggi Scalfaro si recherà al Csm e presiederà
il plenum per il congedo del primo presidente della Cassazione Vittorio
Sgroj che a fine mese andrà in pensione. Anche nella giornata di
ieri sono continuati a «girare» i nomi degli altri due ds dati
come papabili: Giorgio Napolitano (che dovrebbe lasciare gli Interni) e
Cesare Salvi (capogruppo al Senato).
Si è parlato anche di una soluzione istituzionale con l’indicazione
di due giudici costituzionali: Gustavo Zagrebelsky (fratello del direttore
generale del ministero, Vladimiro) e di Valerio Onida. Una buona fetta
della magistratura, si sa, (Borrelli in testa), spera in una riconferma
di Giovanni Maria Flick. Mentre il vice di Borrelli, Gerardo D’Ambrosio
preferirebbe un politico.
Ma per tutte le toghe e soprattutto per i 100 magistrati «distaccati»
a via Arenula e i 15 magistrati direttori generali del ministero l’attesa
è ormai quasi finita.
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