Giudici
tributari: già settecento nel mirino
da La Stampa del 21.10.98
ROMA
Sono già 700 i giudici tributari in odore di incompatibilità
e un altro “consistente numero” si è dimesso: il Consiglio di presidenza
della giustizia tributaria (il Csm del settore), ha avviato i procedimenti
di decadenza che potrebbero portare alla “ripulitura” chiesta con insistenza
dal ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Che ha mandato contemporaneamente
un suo messaggio ai giudici indagati: un invito a dimettersi spontaneamente,
per semplificare le cose.
Nel mirino di Visco ci sono magistrati tributari che svolgono anche
un’altra attività, legale o fiscale: in genere consulenti di aziende,
oppure sono alle dipendenze dello Stato. In entrambi i casi non sono al
di sopra delle parti, come vorrebbe il ministro, che ha introdotto nell’ultima
Finanziaria regole più strette sui componenti delle commissioni
tributarie. In sostanza, l’incompatibilità scatta quando viene accertato
che viene svolta un’attività collaterale in privato, anche saltuariamente.
In precedenza, invece, il Consiglio non giudicava incompatibile un’attività
saltuaria o “part time”.
La precisazione sui 700 giudici è arrivata ieri sera, a 24 ore
dalla divulgazione del rapporto del Secit, il nucleo degli ispettori alle
dipendenze delle Finanze: indicava un numero altissimo di incompatibilità,
1.245 presidenti o commissari su 8 mila, il 20%, erano in pratica consulenti
o rappresentanti di società private. Erano comunque “legali depositari”
di libri contabili.
Una classifica lunghissima, con casi clamorosi. Molti i depositari
di oltre cento scritture: presidenti e vicepresidenti di sezione delle
commissioni provinciali e regionali che erano contemporaneamente commercialisti
o legali. E uomini dell’amministrazione, dirigenti delle Dogane che figuravano
tra i magistrati contabili.
Il presidente del Consiglio di presidenza, Michele Cantillo, ha precisato
che la procedura di decadenza è stata avviata per tutti i professionisti
che svolgono attività di consulenza con società private.
Più rapida è stata invece la procedura per l’incompatibilità
nel ruolo di magistrati fiscali dei dipendenti dell’amministrazione. “Il
Consiglio - ha sottolineato Cantillo - è già al lavoro da
tempo su questo problema ed ha già deciso alcuni casi di decadenza.
Il procedimento è comunque stato avviato per tutte le posizioni
irregolari e già è arrivato un consistente numero di dimissioni”.
Le dichiarazioni di decadenza non saranno però immediate. La
burocrazia ha i suoi tempi e la velocità non è mai stata
un punto di forza dell’amministrazione tributaria. Il percorso è
lungo: prima il Consiglio chiede chiarimenti e documentazione ai soggetti
che risultano incompatibili con l’incarico e poi, nel caso, dichiara la
decadenza. Il magistrato ha però tempo 30 giorni per presentare
le sue controdeduzioni e per chiedere di essere ascoltato: “E’ un lavoro
lungo - afferma Cantillo - anche perché per ora il Consiglio dei
giudici tributari non ha personale e strutture adeguate”.
Altre indicazioni sono annunciate per oggi, in una conferenza stampa.
Anche perché la polemica tra il Consiglio e il Secit non pare affatto
chiusa. Gli ispettori hanno accusato lo staff di Cantillo di aver interpretato
in modo elastico le norme sulla incompatibilità, il Consiglio ribatte
che aveva cominciato a vagliare le posizioni di commercialisti e ragionieri
incompatibili molto prima che il rapporto venisse divulgato.
Polemiche a parte, la “ripulitura” delle commissioni aprirà
presto un nuovo problema: la sostituzione dei membri decaduti o dimissionari.
Cantillo ha già messo le mani avanti: c’è l’esigenza di potenziare
“la struttura amministrativa del Consiglio che registra ancora gravi insufficienze
di organico” e si prospetta “l’esonero dalle funzioni proprie dei componenti
per un tempo congruo alla tempestività degli accertamenti”. [b.
g.]
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