«Riforma degli Ordini entro
Pasqua»
da Il Sole 24 ore del 21.10.99 ROMA — La riforma della professioni approvata entro Pasqua. È una scommessa, quella lanciata da Franco Bassanini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che conferma l’impegno del Governo perché il Ddl 5092 — il progetto Mirone — venga presto inserito nel calendario dei lavori della commissione Giustizia della Camera, utilizzando, se possibile, una corsia preferenziale. Si sta, infatti, valutando l’opportunità di considerare il Ddl Mirone un collegato ordinamentale, che — senza essere legato per contenuto e scadenze alla Finanziaria e soprattutto rimanendo di competenza della commissione Giustizia e non di quelle Bilancio e Finanze — venga collocato "in primo piano" nei lavori parlamentari per l’importanza che gli attribuisce il Governo. «Il vecchio collegato di finanza pubblica — spiega Bassanini — non esiste più: nella Finanziaria ci sono solo norme aventi effetti diretti sulla manovra di bilancio e non sono consentite deleghe. Per questo mi stupisce la reazione contraria degli Ordini all’ipotesi del collegato. Una corsia preferenziale per la riforma, senza evitare il confronto con le professioni e il dibattito in Parlamento, dovrebbe essere l’auspicio di tutti». Dunque, il traguardo, se non ci saranno intoppi e se si deciderà di imboccare la strada del collegato, potrebbe essere raggiunto prima di Pasqua. La riforma è un’operazione «impegnativa nel segno della liberalizzazione», dice Bassanini. Tuttavia, sembrano ormai superate, per il sottosegretario, «le posizioni estreme, dei conservatori che non vogliono cambiare nulla e dei giacobini che mirano a sopprimere gli Ordini». La riforma non è, insomma, un processo «eversivo». «Stiamo lavorando — precisa Bassanini — con le amministrazioni interessate, Giustizia, Industria e Tesoro, per partire dal Ddl 5092 e presentare un numero limitato di emendamenti. I punti sono: accesso, liberalizzazione, tariffe e società, prevedendo la presenza eventuale di soci di capitali e individuando in quali professioni e con quali limiti». In ogni caso, va sgombrato il campo dal fatto che l’obiettivo sia abolire gli Ordini, anche perché «in Parlamento è forte e maggioritaria l’opposizione a questa scelta. La riforma — chiarisce Bassanini — deve avere un sufficiente arco di consensi e garantire l’apertura alla competizione, la qualità delle prestazioni e l’affidamento del cliente». Per Bassanini è ancora prematuro parlare dei contenuti degli emendamenti che il Governo presenterà agli Ordini e alle associazioni per un confronto, «assumemdosi poi le proprie responsabilità». Quindi deciderà il Parlamento, senza i tempi contingentati dei vecchi provvedimenti legati alla Finanziaria. Certo è che all’interno del Governo continua la discussione su quale strumento utilizzare per la riforma degli Ordini, cercando di sbloccare un riordino su cui da oltre due anni si è instaurato un braccio di ferro con le professioni. Soprattutto è ancora aperta la dialettica sui risultati da conseguire e su quale sia il punto di equilibrio tra tradizione e liberalizzazione, tra valori da conservare e innovazione. Non è un mistero che i ministri del Tesoro, Giuliano Amato, e dell’Industria, Pierluigi Bersani, spingano per una soluzione che non lasci il panorama degli Ordini e il loro numero sostanzialmente immutato. La questione più delicata è, infatti, definire il presupposto che giustifica la regolamentazione per evitare, anche in futuro, il proliferare di protezioni, risposta ricorrente finora in presenza di nuove professioni. A questo punto è un’ipotesi residuale quella secondo cui in un collegato ordinamentale vengano inserite norme relative a qualche aspetto della riforma delle professioni, come le società e le tariffe: la preoccupazione su queste ultime deriva dalla prossima sentenza della Corte di Giustizia Ue, che potrebbe mandare all’aria i minimi e i massimi vincolanti degli avvocati. Ieri, intanto, è stato lo stesso presidente del Consiglio, Massimo D’Alema a sottolineare come «l’iniziativa di riforma adottata dal Governo Prodi sia stata fatta propria con forza e decisione dell’Esecutivo che presiedo. La prospettiva nella quale si inquadra il nostro agire è quella di rendere più moderno e competitivo il Paese», dando ai «giovani maggiori opportunità e occasioni di esercizio della professione». D’Alema ha, infatti, scritto una lettera al presidente del notariato, Gennaro Mariconda, in occasione del congresso di Catania. «Riteniamo — ha spiegato D’Alema — che questo obiettivo possa esssere raggiunto soltanto con una efficace opera di ridefinizione del rapporto tra Stato e mercato, tra disciplina pubblica e regole della concorrenza, coniugando tra loro interesse generale, interesse di ceto e un’attenta tutela del consumatore. Dobbiamo avere la consapevolezza che una contrapposizione troppo netta tra il ruolo dello Stato e quello del mercato, tra un’esaltazione della disciplina professionale o la teorizzazione del suo completo annullamento rischiano di non giovare alla comprensione dei problemi e a una discussione costruttiva». D’Alema, promettendo «concertazione», ha riconosciuto ai professionisti di «essere parte delle classe dirigente diffusa del nostro Paese». La sfida della riforma il Governo vuole affrontarla «con la forza di un lungimirante patto tra Governo e professioni nel supremo interesse del Paese». La privatizzazione di funzioni e servizi fondamentali per l’interesse pubblico «ha bisogno — ha concluso D’Alema — dell’intervento competente delle professioni». Maria Carla De Cesari
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