Diliberto rassicura: nessun blitz
da Il Sole 24 ore del 21.10.99 (NOSTRO SERVIZIO)
Diliberto, però, ha ribadito la netta contrarietà a reali o ipotizzate "scorciatoie" nell’approvazione della legge di riforma degli Ordini, richiamandosi, peraltro, a quanto detto dallo stesso Mariconda. «Deve risultare definitivamente chiusa — ha detto il presidente dei notai — una stagione fin troppo lunga nella quale si è tentato di modificare le leggi dello Stato con regolamenti e di discutere in sedi parlamentari improprie argomenti che per prassi o per elementari regole di abbinamento tra competenze e materia dovevano avere come naturale destinazione l’aula parlamentare». La riforma — ha tuttavia aggiunto di Guardasigilli — è «matura e indispensabile: ogni chiusura corporativa non solo è sbagliata, è perdente. La trasformazione della società italiana e l’impatto con l’Ue esigono la riforma delle professioni ma nessuna concessione può e deve essere fatta a ipotesi tendenzialmente o implicitamente abolizioniste. Perché ciò sarebbe contrario agli interessi di tutti i cittadini». Il ministro si è anche detto contrario all’ingresso dei soci di capitale nelle società tra professionisti e ha difeso il numero «programmato» che contraddistingue i notai come pubblici ufficiali. «La distinzione tra imprese e libere professioni è fondamentale in una società liberale», ha detto Diliberto tra gli applausi. «Ed è significativo che queste cose debba affermarle un ministro comunista». Lo stesso Mariconda aveva poco prima riconosciuto l’urgenza della riforma: «Non sarà difficile arrivare a una riforma — ha detto — che nel rispetto degli impegni internazionali, produca una legge quadro articolata su norme ispirate ai principi che il Cup ha consegnato al Governo il 14 luglio, purché sia chiusa la stagione fin troppo lunga delle forzature e degli eccessi». Critiche aspre Mariconda ha indirizzato sia all’Antitrust («ha proposto soluzioni inaccettabili partendo da una lettura distorta e parziale dei dati relativi agli iscritti alle varie categorie professionali»), sia al ministro del Tesoro, Giuliano Amato («non ha perso occasione per attaccare l’intero ceto professionale del Paese»). Giambattista Pepi
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